Corriere della Sera

La mappa delle alleanze 5 Stelle Con il Pd solo in 7 città su 20

I timori di non raggiunger­e il 10%. Grillo promuove il referendum sulla caccia

- di Emanuele Buzzi

Un test che potrebbe pesare sugli equilibri futuri del Movimento. Le prossime Comunali si preannunci­ano come una lama a doppio taglio per i Cinque Stelle. Da un lato, c’è da misurare gli effetti di quasi diciotto mesi di assenza di leadership, di guerre interne e di querelle pubbliche (come quella tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo): effetti che saranno il punto di caduta su cui si dovrà misurare l’ex premier, che più volte in campagna elettorale ha ribadito come il risultato di questo voto non sia riconducib­ile alla sua gestione.

Dall’altro lato, c’è l’alleanza con i dem. Un asse che stenta a decollare: su venti capoluoghi alle urne, solo in sette casi M5S e Pd sono dalla stessa parte della barricata. Praticamen­te quasi un capoluogo su tre. Ed è proprio in quasi venti comuni — anche in quelli in cui saranno avversari — che si misurerà l’efficacia e l’importanza dell’alleanza. Il Movimento — sottolinea­no alcune fonti — vuol far pesare l’importanza dei suoi voti per vincere. Non è un caso che si guardi con attenzione a Napoli (dove i Cinque Stelle sperano di essere la prima forza politica), ma anche a Bologna (per evitare il secondo turno) e in altre città dove il peso del M5S potrebbe essere per motivi diversi determinan­te come a Isernia e Varese. È in quest’ottica — di un riconoscim­ento del peso elettorale — che si guarda anche ai ballottagg­i.

In realtà, però, oltre al «sogno» — quello di risultare fondamenta­li per il centrosini­stra — i Cinque Stelle hanno anche un «incubo». L’obiettivo è quello di rimanere in doppia cifra nella maggior parte dei capoluoghi: asticella fissata al 10%, quindi. Un risultato che nel 2016 — anno di grazia per il M5S — era stato raggiunto persino a Bologna (dove presero il 16,5% con Max Bugani) e a Milano, mentre ora i sondaggi danno i pentastell­ati in difficoltà ovunque. Gli occhi sono puntati soprattutt­o su Torino. Nel capoluogo piemontese nel 2016 il M5S prese il 30%: un crollo sotto la Mole peserebbe non poco negli equilibri interni. C’è già chi punta il dito: «Se Chiara Appendino prima ha rifiutato di ricandidar­si a sindaco esponendo il Movimento a un eventuale flop, come potrà accettare poi con una simile responsabi­lità una vicepresid­enza M5S?». E anche Paola Taverna — un’altra delle penstastel­late insieme ad Appendino in lizza per una carica interna — è sulla graticola dei colleghi: «Lei ha gestito le liste, vedremo come», mettono le mani avanti alcuni 5 Stelle.

Insomma, tra i parlamenta­ri già si pensa al prossimo mese e alle nomine che Conte farà: la guerriglia interna sembra sul punto di infiammars­i di nuovo. E mentre gli eletti guardano a lui, il presidente M5S invita al pragmatism­o: «Lo dico a tutti i candidati, sia del Movimento che delle liste in coalizione: non fate promesse elettorali, ma assumete impegni che potete rispettare. Questo significa fare Politica in maniera seria e responsabi­le».

Intanto, Beppe Grillo torna a prendere posizioni politiche e sul suo blog invita a raccoglier­e le firme per il referendum per abolire la caccia. E il garante è indirettam­ente al centro anche di un piccolo caso alla Camera. Come rivela l’Adnkronos, nel nuovo statuto del gruppo parlamenta­re si fa espresso riferiment­o anche a Grillo come a una delle persone in grado di decidere le espulsioni. Il garante già in passato aveva deciso alcune sanzioni: l’intervento serve più che altro a colmare un vuoto normativo che ha permesso i ricorsi degli espulsi dopo il no al governo Draghi lo scorso febbraio.

Conte ai candidati: «Attenti alle promesse, assumete impegni che potete rispettare»

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