«Afghanistan, più aiuti e niente fondi per lo sviluppo: faremo pressione sul regime»
La commissaria Ue Johansson: sui rifugiati un approccio globale
BRUXELLES «Serve una leadership europea per la gestione delle evacuazioni e del reinsediamento degli afghani che hanno bisogno di protezione internazionale. Anche se bisogna avere un approccio globale». La commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, ha convocato per il 7 ottobre un forum di alto livello sul reinsediamento dei profughi e la situazione afghana sarà al centro del dibattito. A Strasburgo martedì scorso ha incontrato il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, che all’indomani del consiglio straordinario dei ministri degli Interni dell’Ue si era detto «deluso» dalla risposta europea sui rifugiati.
L’Ue è stata criticata per aver scelto di aiutare i rifugiati afghani «a casa loro». Qual è la sua risposta?
«Non sono d’accordo, è un approccio sbagliato pensare che abbiamo solo un modo per aiutare gli afghani. Dobbiamo avere un approccio articolato e cercare di evitare una crisi umanitaria che è il modo migliore per evitare una crisi migratoria. Quello che abbiamo fatto come Ue è stato evacuare molti afghani, quasi tutti gli Stati membri hanno creato corridoi umanitari per chi aveva bisogno di protezione. E gli Stati membri sono pronti a continuare a farlo, stiamo chiedendo con forza di lasciare partire le persone. Dobbiamo procedere con l’evacuazione e i reinsediamenti dei rifugiati». A cosa punta il forum?
«Lo abbiamo convocato con l’Alto rappresentante Josep Borrell, ci saranno gli Stati membri ma abbiamo anche invitato gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna e le organizzazioni Ue: possiamo prendere l’iniziativa e avere una risposta globale su come dare protezione internazionale a chi ne ha bisogno. Ma questo non aiuta tutti gli afghani, perché la maggior parte resterà nel Paese. Dobbiamo aiutarli in Afghanistan. Ad esempio ci sono 3,5 milioni di afgani che sono sfollati all’interno e dobbiamo aiutarli a tornare nelle loro case. Ma ci sono anche afghani nei Paesi vicini, ci sono circa 1,5 milioni di rifugiati. Dobbiamo sostenere queste persone».
Quali aspettative avete?
«Inviterò gli Stati membri a intensificare il reinsediamento in generale, ma specialmente ora, tenendo conto dei bisogni speciali degli afghani. Nel forum discuteremo un approccio comune europeo. Gli Stati membri procedono al reinsediamento e all’evacuazione su base volontaria ma serve una leadership europea. L’Italia ha mostrato una buona leadership su questo aspetto e ha anche chiesto un approccio più europeo. Ci sarà una discussione di alto livello tra i ministri ma inviteremo anche l’Unhcr e l’Oim, e ci sarà una seconda parte con gli Stati Uniti, il Canada e la Gran Bretagna». In che modo l’Ue si deve rapportare con i talebani?
«Abbiamo posto condizioni molto chiare per il riconoscimento del regime talebano e non è qualcosa che può accadere nel breve termine. Dal punto di visto operativo è importante essere là ed è necessario lavorare con loro. Filippo Grandi (Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, ndr) è attualmente a Kabul. Usare la cooperazione con l’Onu è importante così come con altre organizzazioni che sono sul territorio. Abbiamo deciso di quadruplicare l’aiuto umanitario ma gli ingenti fondi per lo sviluppo sono attualmente congelati finché il regime non rispetterà le nostre condizioni ed è un modo per mettere loro pressione».
La presidente von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione ha invitato Parlamento e Stati Ue ad avanzare sul nuovo Patto per la migrazione e l’asilo. Ci riusciranno?
«Sono abbastanza ottimista che si possano fare progressi. La migrazione è un tema su cui gli Stati membri hanno posizioni differenti ma ho l’impressione che stiano convergendo e sembrano più pronti a capire le diverse realtà. È chiaro che il sostegno di cui ha bisogno l’Italia è diverso da quello di cui ha bisogno la Lituania o la Spagna. L’unica cosa che non funziona è trovare la propria soluzione singolarmente».
La Polonia sta costruendo un muro per evitare che i migranti illegali entrino nel Paese. È compatibile con le regole Ue?
«Quello che Lettonia, Lituania e Polonia stanno affrontando ora non è una crisi migratoria, è un’aggressione da parte di Lukashenko (il dittatore bielorusso, ndr) che sta usando gli esseri umani per destabilizzare l’Ue. È importante mostrargli che continueremo con le sanzioni. Certo dobbiamo ricordare che sono persone umane e che non è colpa loro se sono forzati a passare il confine. Ma gli Stati membri sono obbligati da Schengen a proteggere i loro confini. Come farlo spetta agli Stati Ue decidere».