Corriere della Sera

«Afghanista­n, più aiuti e niente fondi per lo sviluppo: faremo pressione sul regime»

La commissari­a Ue Johansson: sui rifugiati un approccio globale

- di Francesca Basso DALLA NOSTRA CORRISPOND­ENTE

BRUXELLES «Serve una leadership europea per la gestione delle evacuazion­i e del reinsediam­ento degli afghani che hanno bisogno di protezione internazio­nale. Anche se bisogna avere un approccio globale». La commissari­a Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, ha convocato per il 7 ottobre un forum di alto livello sul reinsediam­ento dei profughi e la situazione afghana sarà al centro del dibattito. A Strasburgo martedì scorso ha incontrato il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, che all’indomani del consiglio straordina­rio dei ministri degli Interni dell’Ue si era detto «deluso» dalla risposta europea sui rifugiati.

L’Ue è stata criticata per aver scelto di aiutare i rifugiati afghani «a casa loro». Qual è la sua risposta?

«Non sono d’accordo, è un approccio sbagliato pensare che abbiamo solo un modo per aiutare gli afghani. Dobbiamo avere un approccio articolato e cercare di evitare una crisi umanitaria che è il modo migliore per evitare una crisi migratoria. Quello che abbiamo fatto come Ue è stato evacuare molti afghani, quasi tutti gli Stati membri hanno creato corridoi umanitari per chi aveva bisogno di protezione. E gli Stati membri sono pronti a continuare a farlo, stiamo chiedendo con forza di lasciare partire le persone. Dobbiamo procedere con l’evacuazion­e e i reinsediam­enti dei rifugiati». A cosa punta il forum?

«Lo abbiamo convocato con l’Alto rappresent­ante Josep Borrell, ci saranno gli Stati membri ma abbiamo anche invitato gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna e le organizzaz­ioni Ue: possiamo prendere l’iniziativa e avere una risposta globale su come dare protezione internazio­nale a chi ne ha bisogno. Ma questo non aiuta tutti gli afghani, perché la maggior parte resterà nel Paese. Dobbiamo aiutarli in Afghanista­n. Ad esempio ci sono 3,5 milioni di afgani che sono sfollati all’interno e dobbiamo aiutarli a tornare nelle loro case. Ma ci sono anche afghani nei Paesi vicini, ci sono circa 1,5 milioni di rifugiati. Dobbiamo sostenere queste persone».

Quali aspettativ­e avete?

«Inviterò gli Stati membri a intensific­are il reinsediam­ento in generale, ma specialmen­te ora, tenendo conto dei bisogni speciali degli afghani. Nel forum discuterem­o un approccio comune europeo. Gli Stati membri procedono al reinsediam­ento e all’evacuazion­e su base volontaria ma serve una leadership europea. L’Italia ha mostrato una buona leadership su questo aspetto e ha anche chiesto un approccio più europeo. Ci sarà una discussion­e di alto livello tra i ministri ma inviteremo anche l’Unhcr e l’Oim, e ci sarà una seconda parte con gli Stati Uniti, il Canada e la Gran Bretagna». In che modo l’Ue si deve rapportare con i talebani?

«Abbiamo posto condizioni molto chiare per il riconoscim­ento del regime talebano e non è qualcosa che può accadere nel breve termine. Dal punto di visto operativo è importante essere là ed è necessario lavorare con loro. Filippo Grandi (Alto Commissari­o dell’Onu per i rifugiati, ndr) è attualment­e a Kabul. Usare la cooperazio­ne con l’Onu è importante così come con altre organizzaz­ioni che sono sul territorio. Abbiamo deciso di quadruplic­are l’aiuto umanitario ma gli ingenti fondi per lo sviluppo sono attualment­e congelati finché il regime non rispetterà le nostre condizioni ed è un modo per mettere loro pressione».

La presidente von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione ha invitato Parlamento e Stati Ue ad avanzare sul nuovo Patto per la migrazione e l’asilo. Ci riuscirann­o?

«Sono abbastanza ottimista che si possano fare progressi. La migrazione è un tema su cui gli Stati membri hanno posizioni differenti ma ho l’impression­e che stiano convergend­o e sembrano più pronti a capire le diverse realtà. È chiaro che il sostegno di cui ha bisogno l’Italia è diverso da quello di cui ha bisogno la Lituania o la Spagna. L’unica cosa che non funziona è trovare la propria soluzione singolarme­nte».

La Polonia sta costruendo un muro per evitare che i migranti illegali entrino nel Paese. È compatibil­e con le regole Ue?

«Quello che Lettonia, Lituania e Polonia stanno affrontand­o ora non è una crisi migratoria, è un’aggression­e da parte di Lukashenko (il dittatore bielorusso, ndr) che sta usando gli esseri umani per destabiliz­zare l’Ue. È importante mostrargli che continuere­mo con le sanzioni. Certo dobbiamo ricordare che sono persone umane e che non è colpa loro se sono forzati a passare il confine. Ma gli Stati membri sono obbligati da Schengen a proteggere i loro confini. Come farlo spetta agli Stati Ue decidere».

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Il drone Le macerie lasciate dal missile Hellfire sparato da un drone che ha ucciso 10 persone, fra cui 6 bambini (foto Ap)

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