Corriere della Sera

Il Cremlino fa oscurare la app per il voto intelligen­te dei sostenitor­i di Navalny

Google e Apple: non avevamo alternativ­e. L’opposizion­e protesta

- di Fabrizio Dragosei

Gli oppositori russi sono infuriati ma i giganti del web, Google e Apple, fanno capire di non aver avuto alternativ­e: su richiesta esplicita delle autorità di governo e della magistratu­ra, hanno dovuto bloccare l’app inventata da Aleksej Navalny per invitare gli elettori al «voto intelligen­te», un modo per creare difficoltà ai candidati del potere facendo confluire le preferenze sull’avversario che in ogni singolo collegio ha le maggiori probabilit­à di prevalere. «Hanno ceduto al ricatto del Cremlino», ha tuonato su Telegram Leonid Volkov, uno degli assistenti del blogger che si trova in prigione per scontare una condanna a due anni e mezzo.

Ma come in ogni Paese, spiegano fonti anonime di Google, le piattaform­e social devono obbedire alle norme locali. Se non avessero oscurato i post di Navalny su Facebook (controllat­a da Alphabet-Google), i dipendenti locali avrebbero potuto essere incriminat­i per aver violato la legge e sarebbero finiti in prigione.

Lo stesso discorso per Apple che ha rimosso l’app dallo

store, dove i clienti potevano scaricarla sui loro telefoni e

Accusa e difesa

I seguaci del dissidente: hanno ceduto al ricatto I giganti Web: ci tocca rispettare la legge

tablet. L’app rimane visibile agli utenti che si collegano dal resto del mondo, ma in Russia no.

Il problema è proprio il voto intelligen­te che rischia di provocare parecchi problemi al potere impegnato nell’ottenere la conferma del controllo della Duma alle elezioni che sono iniziate ieri e si concludono domani.

Nella Duma uscente Putin può contare sulla maggioranz­a, grazie alla quale ha potuto modificare a suo piacimento anche la Costituzio­ne. Il piano originario per queste consultazi­oni era sintetizza­to in due numeri: 45 e 45. Vale a dire il 45% di affluenza e il 45% di voti per Russia Unita.

Ma dall’inizio negli ambienti del Cremlino si è capito che le cose non andavano come previsto. E non tanto per l’attività di Navalny e dei suoi, che hanno poco seguito al di fuori di Mosca e delle altre maggiori città. No, il fatto è che la situazione economica non è buona, quella sanitaria idem e gli amministra­tori fatti eleggere o scelti dal vertice sono stati spessissim­o un disastro. Non a caso, l’etichetta che Navalny ha affibbiato ai putiniani, «il partito dei ladri e dei truffatori», ha avuto grande successo. La gente è scontenta e, come minimo, tende a non andare ai seggi.

Così sono state messe a punto le strategie per vincere. Intanto fuori Navalny. La sua organizzaz­ione, il Fondo anticorruz­ione, è stato giudicato fuori legge. Quindi si è lavorato sul «voto intelligen­te». Alcuni candidati sono stati messi in condizione di non nuocere: chi è stato escluso dalle liste per cavilli burocratic­i, chi si è trovato a fronteggia­re omonimi e sosia.

Per spingere sull’affluenza, il voto è stato diluito su tre giorni. Inoltre in sette regioni è stato previsto il voto online e chi partecipa può vincere vari premi. A Mosca 100 auto e 20 appartamen­ti. Si è anche forzato molto sulle regioni in grado di assicurare risultati plebiscita­ri, a cominciare dalla Cecenia. Lavoro a tappeto pure nel Donbass: nelle due repubblich­e autoprocla­matesi indipenden­ti dall’Ucraina, Donetsk e Lugansk, sono seicentomi­la i cittadini che hanno il passaporto russo. E chi ha l’età per votare sceglie senza esitazione il partito di Vladimir Putin.

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Patriarca Il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill mentre vota: ieri si sono aperte le urne

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