Corriere della Sera

Scala il Cervino a 11 anni «Arrampicar­e mi diverte»

Federico sulla via più dura. «Ma che schifo la pasta liofilizza­ta»

- di Carlotta Lombardo

In vetta al Cervino a soli 11 anni. Federico Tomasi, studente di Beinasco (Torino), ha realizzato il sogno di una vita di molti alpinisti. Martedì è arrivato ai mitici 4.478 metri della cima simbolo delle Alpi con le sue gambe, «superando» il record del coetaneo Jules Molyneaux. Perché se l’anno scorso il ragazzo scozzese era riuscito a raggiunger­e la montagna icona per l’alpinismo moderno dalla via normale svizzera, la cresta di Hornli, Federico l’ha conquista dalla Cresta del Leone, la via italiana, tecnicamen­te più difficile.

Un progetto a cui pensava da due anni. «Eravamo in cima alla Rognosa di Sestriere e se ne è uscito dicendo: “Un giorno scalerò il Monviso e il Cervino” — racconta papà Fabio, 46 anni, dipendente pubblico —. Era determinat­issimo e continuava a dirmi: “Dai, papà, se ci alleniamo ce la possiamo fare”». Ma camminare non è arrampicar­e e il discorso per Fabio, buon sportivo non avvezzo però a imprese simili, muore lì finché, come una scintilla, arriva a riaccender­lo la notizia dell’impresa di Jules. «L’ho sentita al telegiorna­le e con papà sono tornato subito all’attacco — racconta il figlio Federico — . Ho pensato che se ce l’aveva fatta lui che aveva la mia età potevo farcela anch’io». Federico inizia ad allenarsi e con le guide affronta Punta Breithorn, sul Monte Rosa, una delle escursioni propedeuti­che all’ascensione del Cervino. Poi l’Aiguille de Marbrèes, sul Monte Bianco. L’anno dopo è la volta di Punta Tsan, in Valle d’Aosta, ardita e difficile quanto il Cervino.

Il ragazzo dimostra di essere portato e affronta velocement­e camminate e ferrate, arrampicat­e e discese. Finché, martedì scorso alle 8.20 del mattino, sul Cervino ci arriva veramente. «Ora sono contentiss­imo — esclama lui, orgoglioso —. Sulla parete della Cheminée, sotto la Capanna Carrel, mi sono divertito perché lì bisogna arrampicar­si mentre camminare non mi piace tanto. La Corda della Sveglia è stata invece difficile ed ero stanchissi­mo. Ho chiesto alla guida se potevamo fermarci un attimo e mi sono ripreso».

Accompagna­to da Matteo Faletti, guida alpina del Trentino, Federico è partito lunedì alle 8 e 30 da Plan Maison, nel comune di Valtournen­che in Valle d’Aosta, a 2.561 metri di quota, ha dormito alla Capanna Carrel a 3.835 metri (ci è arrivato in quattro ore), ed è ripartito da lì la mattina seguente alle 4, con freddo e buio, alla volta della cima a 4.478 metri. «Non mi ero mai alzato così presto e ho mangiato pasta alla bolognese liofilizza­ta: una schifezza! Però ho imparato che in montagna è importante rispettare i tempi e conoscere i propri limiti», continua Federico, dimostrand­o una maturità fuori dall’ordinario per un ragazzino di seconda media. In due ore raggiunge Pic Tyndall, a 4.230 metri. Poi la Forcella Enjambée, il Col Felicité, la scala di corda che sostituisc­e la più celebre Jordan, franata l’anno scorso. Infine la vetta. «Aveva una voglia matta di arrivarci — racconta la guida —, ma non gli ho mai dato l’illusione di farcela ad ogni costo. Valutavo la sua condizione a mano a mano che si procedeva». Federico, in cima al Cervino, ci è arrivato, mantenendo così mezza promessa. Il Monviso può attendere ancora un anno.

L’allenament­o con le guide sul Rosa e sul Bianco. «Era determinat­issimo»

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Federico Tomasi, 11 anni, scalatore da quando ne aveva 3, a sinistra assieme alla guida Matteo Faletti e sopra poco prima dell'arrivo in vetta
L'impresa Federico Tomasi, 11 anni, scalatore da quando ne aveva 3, a sinistra assieme alla guida Matteo Faletti e sopra poco prima dell'arrivo in vetta

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