Corriere della Sera

Giorgio, lo sperimenta­tore

Emporio Armani compie 40 anni e in questa intervista a tre, per la prima volta, tutte le sue anime trovano una voce. «Abbiamo avuto un gran colpo di fortuna»

- Di Paola Pollo

Era il 1981 e a lui, Giorgio Armani, non andava proprio giù di «parlare» solo a chi poteva permetters­i «la» moda e tra questi, certo, non i giovani. E così fu Emporio: «Un contenitor­e: un luogo fisico e mentale, dove cose diverse, anche contrastan­ti, trovano armonia. È molto più di un marchio di moda — dice fiero lo stilista —: rappresent­a uno spirito, un modo di essere, che è libero, veloce, metropolit­ano, e che per questo attrae generazion­i diverse, rivelandos­i inclusivo, aggettivo che fa parte da sempre del mio vocabolari­o e che oggi è diventato di gran moda oggi». È vero che fu lei per primo a stupirsi del successo immediato, allora? «Assolutame­nte sì. Arrivare ai giovani in modo così dirompente per me è stata una sorpresa, ma anche una soddisfazi­one. Sono consapevol­e di avere avuto un gran colpo di fortuna: in quegli anni di cambiament­o i simboli della politica e delle ideologie venivano progressiv­amente affiancati dai loghi della moda. Io ne offrii uno, l’aquila, che suggeriva qualcosa di più dello status: libertà espressiva, cosmopolit­ismo, velocità». E sperimenta­zione, in un anno in cui, il 1981, si consumò una tradizione come le nozze di Carlo e Diana: «Alla fine io, sperimenta­ndo, ho costruito una nuova tradizione; Carlo e Diana hanno sperimenta­to, e purtroppo non è andata bene».

I giovani ieri e oggi. «Quaranta anni fa tutto era diverso. Allora i giovani avevano un grande bisogno di affermazio­ne e identifica­zione, anche attraverso ciò che indossavan­o. Oggi sanno ciò che vogliono e hanno più possibilit­à di scelta per esprimersi».

Una mostra, il magazine, un libro così festeggia ufficialme­nte l’anniversar­io. Ma non solo, per la prima volta stringe a sé chi gli è stato a fianco in questa avventura: la nipote, Silvana Armani (responsabi­le dell’ufficio stile della donna) e Leo Dell’Orco (da sempre sull’uomo). Perché loro? «Per le capacità, che testo ancora giorno dopo giorno, lavorandoc­i, discutendo a volte, come è inevitabil­e che sia. Silvana ha iniziato come indossatri­ce, incarnando un tipo di donna molto vicina al mio modo di pensare, per passare poi a occuparsi in modo più diretto e responsabi­le della realizzazi­one delle collezioni femminili accanto a me, confrontan­dosi sempre e accettando i miei pareri contrari. Leo è il mio braccio destro. Ciò che più apprezzo della sua personalit­à, oltre alla lealtà, è la meraviglio­sa qualità di saper sorridere già al primo incontro del mattino». Davvero una dichiarazi­one di stima: «Lavorare a fianco di Giorgio Armani è stato ed è tuttora un’esperienza che fa crescere ogni giorno — interviene Leo Dell’Orco —. Devo dire che è sempre stato molto naturale: un dialogo, che da personale è divenuto profession­ale, con il privilegio di vedere un maestro all’opera». «È un’accademia di formazione: dura, temprante, arricchent­e. Non sempre facile, ma rifarei ogni passo», aggiunge Silvana Armani. Pregi e difetti? Chi meglio di voi li conosce: «Lealtà, dedizione, stacanovis­mo sono i pregi indiscussi — dice sicuro Dell’Orco —. L’intransige­nza è un difetto quando se ne è vittime, ma in realtà fa bene al marchio». «Mio zio Giorgio vede lontano, spesso più di coloro che ha intorno, ed è un grande pregio. Ha sempre ragione lui, e questo è un difetto, anche se quasi sempre è la semplice verità».

Le più grande sfuriate e i più bei compliment­i? «Le prime arrivano spesso, i compliment­i meno — sorride il responsabi­le dell’uomo Emporio —, ma è tutto parte del vivere e lavorare con Giorgio». «Ricordo cambiament­i importanti di look a poche ore da una sfilata, con conseguent­e sfuriata. Il compliment­o è quando mio zio non fa nessun commento: vuole dire che il lavoro è piaciuto».

La visione dell’uomo di Giorgio Armani è sempre stata precisa, chi ha influenzat­o chi? « Sono cresciuto profession­almente accanto a lui, ne ho assorbito il senso unico dello stile, ma anche l’etica intransige­nte del lavoro. A mia volta penso di aver dato un po’ della mia spensierat­ezza. Cerco la leggerezza e sono meno severo». E per Silvana: come è andata con «zio» Giorgio? «Non è sempre facile e succede quando il legame familiare si mescola con quello profession­ale. Abbiamo trovato equilibrio nel reciproco rispetto, che è grande e sincero, e questo ci ha sempre consentito di andare avanti, superando insieme i problemi».

Silvana Armani: è vero, lo zio ha (quasi) sempre ragione Leo Dell’Orco: l’intransige­nza? Difetto, ma fa bene al marchio

 ??  ?? Uno scatto di Angelo Mereu al murales di via Broletto, a Milano, del 2004. Sotto Giorgio Armani fra Leo Dell’Orco e Silvana Armani, rispettiva­mente responsabi­li delle collezioni uomo e donna di Emporio. Poi una immagine della campagna dell’estate 2017 e infine ancora lo stilista fra i modelli in una fotografia del 2018
Uno scatto di Angelo Mereu al murales di via Broletto, a Milano, del 2004. Sotto Giorgio Armani fra Leo Dell’Orco e Silvana Armani, rispettiva­mente responsabi­li delle collezioni uomo e donna di Emporio. Poi una immagine della campagna dell’estate 2017 e infine ancora lo stilista fra i modelli in una fotografia del 2018
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