Mario Botta e i luoghi di culto alle radici dell’architettura
«Occorre recuperare le vere radici delle città: solo così eviteremo che si sviluppino delle inutili megalopoli». Una mission, dell’archistar Mario Botta, sviluppata, volume dopo volume, in quelli che sono veri e propri catalizzatori di identità: gli edifici di culto, protagonisti di una mostra, «Mario Botta. Spazi architettonici e luoghi di fede: Mogno, Tel Aviv, Yiunchan», che inaugura oggi a Fidenza, al Palazzo ex Licei, in piazza Matteotti.
Nella città parmense si sta svolgendo la prima edizione del «Francigena Fidenza Festival», dedicato alla storia, alle bellezze dei Cammini d’Italia e d’Europa. «Progettare significa viaggiare nel mondo e cogliere le condizioni, non solo materiali del costruire, il sentimento del tempo, con tutte le sue contraddizioni e le diversità», è scritto nella presentazione della mostra. E Botta puntualizza: «Ho l’impressione, attraverso gli edifici di culto, di aver individuato le radici profonde dell’architettura stessa». Edifici di un culto trasversale: dalla chiesa di San Giovanni Battista a Mogno, in Svizzera, alla sinagoga di Tel Aviv, fino al progetto in corso d’opera della moschea di Yinchhuan, in Cina.
Lo stesso Botta, autore di più di venti edificio di culto, sarà protagonista, oggi alle 11, al teatro Magnani di Fidenza, dell’incontro «Spazi architettonici e luoghi di fede», insieme ad Aldo Colonetti, filosofo e teorico dell’arte, e don Sergio Massironi, teologo e filosofo. La mostra prosegue fino al 7 novembre.