Lonzi, l’amore e il «Vai pure» che ridisegnò l’idea di coppia
Il volume che accompagna la mostra di Lugano contiene un piccolo gioiello letterario, uno scritto di Andrea Cortellessa che attraversa Pietro Consagra con l’elettricità di un amore carico di tensione. E si parte da una foto, quella che abbiamo scelto di riprodurre qui sotto: lei è Carla Lonzi, critica d’arte, intellettuale femminista, compagna di Consagra dal 1964 fino al 1980. Questa foto è dell’autunno del 1967. Lonzi si trovava negli Stati Uniti, aveva scelto di seguire il compagno artista, ma non aveva smesso di ascoltare le sue famose registrazioni d’arte, quei colloqui con artisti e artiste che avrebbero definito la sua visione radicale della critica d’arte, lontana, scrive Cortellessa, «dalla postura giudicante» e disposta al colloquio, all’incontro. Alla relazione, insomma. Così, mentre lei scavava il suo solco sempre più lontano dall’arte come imposizione di potere, Consagra si avviava verso un consolidamento della sua fama. Entrambi, insomma, si allontanavano, quasi senza accorgersene. È così esemplare, nel 1980, il testo Vai pure con il quale Lonzi — riportando quattro giorni di discussioni registrate con il compagno — definisce una frattura tra l’identità maschile e quella femminile, sceglie di rompere una relazione perché riconosce l’inconciliabilità tra la ricerca di un incontro e la «frontalità» del compagno, che aveva necessità di territori definiti, puntelli, di corpo a corpo con la materia. Lonzi è stata però materia viva per l’artista. Che la rievocherà senza fine.