Dublino, il porto delle nebbie dei casi social
Il garante della Privacy pronto a intervenire a tutela dei minori. Ma è bloccato da regole Ue
TikTok e i minori: nessuna verifica dell’età. È guerra per la tutela dei diritti contro il social con sede a Dublino. Il garante della privacy è pronto a intervenire bloccato però da regole Ue.
Chi scrive ha aperto ieri sera un profilo su TikTok affermando di avere 13 anni, compiuti proprio ieri. Nessuna verifica dell’età è stata tentata da parte del social network cinese la cui società di controllo, Byte Dance, vede il governo di Pechino detenere un terzo dei posti in consiglio d’amministrazione. Oggi chiunque può iscriversi in pochi secondi dichiarando meno della propria età oppure molto di più, come è avvenuto negli ultimi anni a bambini anche di soli cinque anni. Del resto tutti i dati personali — si legge nell’informativa ufficiale della app — «saranno trasferiti e archiviati in una destinazione al di fuori dello Spazio Economico Europeo» che resta imprecisata: il mistero riguarda almeno dodici milioni di profili attivi in Italia e molte altre decine di milioni nel resto d’Europa, in buona parte di minorenni.
Nessuno oggi nel vecchio continente sa dire dove finiscono le informazioni relative a questi utenti, affidate a un’azienda nel cui capitale in aprile scorso il governo di Pechino è entrato senza annunciarlo (la notizia è trapelata solo in agosto da Hong Kong). Sul fatto poi che i dati vengano trattati nel rispetto della privacy previsto dalla legge europea, i regolatori sono costretti ad affidarsi alle sole rassicurazioni dell’azienda.
È su questo sfondo che si sta consumando fra l’Italia e l’Irlanda una partita la cui posta è la tutela di una generazione di bambini e adolescenti. Quest’anno TikTok ha scelto come «sede principale» in Europa un ufficio al porto di Dublino e ha reso così l’autorità irlandese il «regolatore guida» in tutte le questioni europee che la riguardano, in base al Regolamento generale sulla protezione dei dati in vigore nell’Unione (Gdpr). Poco importa che le contestazioni, in questo caso, arrivino dall’Italia: mesi fa un intero dossier relativo alle accuse a TikTok che sono state mosse dal Garante della Privacy di Roma è stato trasferito in Irlanda, dove resta in attesa di decisioni.
Se in superficie niente sembra accadere, le tensioni su questo dossier sono sempre più evidenti sotto la cenere. La Data Protection Commission di Dublino è circondata da una sfiducia crescente. Alcuni la accusano di essere una sorta di «Porto delle nebbie» digitale, nel
Oggi chiunque può iscriversi dichiarando meno della propria età oppure molto di più
quale le contestazioni alle piattaforme del Big Tech finiscono insabbiate o liquidate con sanzioni minime. Negli ultimi mesi le multe decise in Irlanda contro Twitter e Whatsapp sono state considerate insufficienti e corrette drasticamente al rialzo dagli altri regolatori europei. Questa settimana l’Irish Council on Civil Liberties ha pubblicato un rapporto in cui documenta come il 98% dei casi rilevanti europei riferiti all’autorità irlandese sia rimasto irrisolto. E a fine aprile anche la commissione Giustizia del parlamento irlandese ha criticato l’operato della Data Protection Commission, sospettata di esercitare una vigilanza morbida per attrarre gli investimenti delle Big Tech nel Paese: oggi hanno la «sede principale» europea a Dublino, fra gli altri, Twitter, Facebook, Instagram, WhatsApp, Google, YouTube e anche LinkedIn.
La questione fra l’Italia e TikTok resta dunque aperta. Sembra però molto probabile che il Garante della Privacy avrebbe già multato duramente il social network, se il caso fosse rimasto a Roma. Dapprima l’autorità ha ottenuto la creazione di una task force di regolatori europei concentrata sul social network cinese. Poi fra dicembre e gennaio scorso il Garante ha contestato a TikTok una scarsa attenzione nella tutela dei minori, ha accusato
La Data Protection Commission irlandese è circondata da una sfiducia crescente
la piattaforma di rendere facilmente aggirabili i divieti d’iscrizione dei bambini e ha sottolineato l’opacità nelle informazioni fornite agli utenti.
Quindi il Garante è passato all’azione: ha bloccato TikTok dopo la morte di una bambina di Palermo di dieci anni, Antonella Sicomero, forse per un gioco pericoloso che potrebbe aver imparato sulla app che utilizzava regolarmente. Da allora la piattaforma ha reagito chiudendo i profili di mezzo milione di bambini in Italia e ora sta negoziando con i regolatori in Irlanda.
Nel frattempo il Garante italiano ha aperto fascicoli per violazioni dei limiti d’accesso dei minori anche su Facebook e Instagram. Le piattaforme capiscono perfettamente che gli inserzionisti sono disposti a pagare caro per i dati dei minori. Ma almeno per i casi dei social californiani, il Garante per ora sta tenendo le indagini in Italia. Non le spedisce a Dublino.