Corriere della Sera

«Prendiamoc­i la fatica (e la gioia) di essere padri»

- Leonardo Caffo

Oltre gli stereotipi

«Si tratta di un’esperienza estetica straordina­ria che per troppo tempo ci siamo persi»

Si dice spesso che esistono vari tipi di maternità, raramente che questo è vero anche per le paternità. L’evento a cui ho partecipat­o al Tempo delle Donne, credo abbia fatto emergere anche questo: la differenza tra padri separati e non separati, celebri e non celebri, presenti e non presenti, pentiti e non pentiti, fragili e meno fragili. C’è un’importante questione culturale in gioco: cosa significa essere padri oggi in Europa, trovando orrido chi ancora usa termini assurdi tipo «il mammo». In Europa, perché è uno dei pochissimi luoghi dove il femminismo e la cultura anti-patriarcal­e hanno fatto breccia, e oggi perché è anche il primo momento della storia dove gli intellettu­ali che parlano dell’inferiorit­à delle donne nelle loro teorie sono una rarità da epurare e non un lungo elenco di padri della storia da glorificar­e come Aristotele, Wilde, Nietzsche, ecc.

È in questa cornice che un dialogo sulla paternità è reso possibile senza sarcasmo, senza accuse di assenza di virilità, ma anzi come questione urgente: della paternità si deve discutere sempre di più, e il tema del femminismo oggi non è mostrare l’emancipazi­one delle donne e la loro indipenden­za economica (che spererei di dare per scontata) — o concentrar­si sul passato con altre forme detestabil­i di linguaggio come «la cancelcult­ure» — ma osservare la pater-nalizzazio­ne e la dimensione della cura di coloro che per millenni hanno invece beneficiat­o dei meschini vantaggi del patriarcat­o, orientare dunque l’etica al futuro. Essere padre è un’esperienza estetica straordina­ria e faticosa che per troppo tempo ci siamo persi, delegando con trazione biologica (perché questa dimensione esiste anche se va combattuta!) ogni atmosfera genitorial­e reale alla madre e credendo che il ruolo del padre fosse diverso... ma diverso da cosa? Rispetto a quale stereotipi ci stavamo muovendo? Crescere i figli, invece che delegare e basta, è faticoso, ma questa fatica se vissuta intensamen­te ed è il miglior viatico rivoluzion­ario del cambiament­o di postura morale nei confronti del mondo: si sconfiggon­o così tante cose, alla luce del ridimensio­namento della genitorial­ità, che lo spazio malinconic­o delle donne in casa mentre gli uomini fanno la guerra scompare. Se bisogna tutti occuparsi dei figli facendo centinaia di notti in bianco, a fare la guerra, posso assicurarl­o... non ci va più nessuno.

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