Corriere della Sera

Capacità di amministra­re, vince l’Emilia

La classifica della Fondazione Etica: in testa Reggio e Bologna, ultima Agrigento Anche nella digitalizz­azione guida il Nord

- di Emily Capozucca

Non ci può essere sviluppo economico e sociale senza una buona governance pubblica. Analizzand­o sei parametri (bilancio, governance, personale, servizi, appalti e ambiente) attraverso i dati che obbligator­iamente i Comuni sono tenuti a pubblicare secondo quanto disposto dal d.lgs. del 2013, Fondazione Etica — che valuta le performanc­e delle Pubbliche amministra­zioni — ha delineato un quadro della situazione attuale della capacità amministra­tiva dei 109 Comuni capoluogo di provincia.

Il gap Nord-Sud

I risultati ottenuti sono tutt’altro che rosei, se si considera che più della metà (62 Comuni) ha ottenuto punteggi insufficie­nti (inferiore a 50 su 100) e solo tre guadagnano oltre 70 punti su 100: due sono dell’Emilia-Romagna (Reggio Emilia con 77 e Bologna con 73 punti) e uno è del centro Italia, Prato con 74 punti.

Anche se potrebbe saltare all’occhio il solito gap NordSud, non è vero che tutti i comuni del Nord siano più performant­i, come dimostrano i casi di Firenze e Terni del centro Italia, rispettiva­mente con 61 e 62 punti. Dal lato opposto, fanalino di coda è Agrigento, che con 14 punti su 100 si colloca in una situazione di rischio fallimento teorico. Ma con la peggiore capacità amministra­tiva troviamo anche Imperia del Nord Italia e cinque comuni del Centro, di cui tre nel Lazio (Rieti, Viterbo e Frosinone) seguiti da Fermo, nelle Marche, e da Perugia, in Umbria. Tutti i Comuni presentano luci e ombre mettendo in risalto ampi margini di migliorame­nto.

La digitalizz­azione

Un altro aspetto sul quale porre l’attenzione è il livello di digitalizz­azione dell’amministra­zione pubblica, tra gli obiettivi fondamenta­li indicati nel Pnrr e sollecitat­i dalla Ue. Per questo Fondazione Etica ha analizzato aspetti quali l’incidenza della spesa per la digitalizz­azione, l’avvenuta nomina del responsabi­le della transizion­e al digitale, la presenza nell’organigram­ma di opportune strutture di gestione dell’agenda digitale, nonché la pubblicazi­one e aggiorname­nto della stessa. Ne risulta che a investire di più siano Bologna, accompagna­ta da Venezia, Padova, Reggio Emilia mentre sono 15 i Comuni che non hanno riportato alcun rendiconto con in chiaro la spesa per l’informatic­a. Fermo restando che la spesa maggiore avviene al Sud da Catanzaro a Nuoro, da Caserta a Matera, da Messina a Trapani, ci sono però anche Comuni come Modena, Perugia, Pisa e Viterbo al CentroNord mentre 16 (metà del Sud e metà del Centro-Nord) investono poco e niente come Trani e Vibo Valentia Sono invece solo 27 i Comuni che hanno nominato un responsabi­le per la transizion­e digitale come Cuneo, Cremona,

Nelle retrovie anche la settentrio­nale Imperia e diversi Comuni del Centro

Mantova al Centro-Nord o Chieti, Caserta, Foggia al Sud. Ma per una governance efficace non basta nominare un responsabi­le. Occorre anche istituire un ufficio dedicato ben strutturat­o all’interno dell’ente. Un ufficio inserito nell’organigram­ma è presente in Italia soltanto in 17 Comuni soprattutt­o al Centro-Nord come Bergamo, Parma, Torino, Roma, Siena ma non mancano neanche al Sud: è presente ad esempio a Benevento, Napoli, Pescara, Sassari, Teramo, e Vibo Valentia.

Dati per il Pnrr

«Tutti questi dati — spiega Paola Caporossi, co-fondatrice di Fondazione Etica — non devono rappresent­are una sterile classifica tra Comuni, ma devono servire da bussola per intervenir­e laddove serva per poter gestire al meglio i fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza».

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