Corriere della Sera

«La mia passione è nata con Eduardo»

Salemme a Fuoricinem­a: mi prese come comparsa, sin da bambino guardo un film al giorno

- Barbara Visentin

Aveva cinque anni Vincenzo Salemme la prima volta che mise piede in un cinema: «Uscii di casa senza dirlo ai miei genitori e andai in una sala poco distante che era di un mio prozio, addormenta­to al botteghino. Entrai e vidi due film di seguito. Poi tornai a casa e trovai i Carabinier­i, oltre a mia madre che piangeva perché non riuscivano a trovarmi. Da quel momento, iniziai ad andare al cinema tutti i giorni e ancora oggi guardo almeno un film al giorno».

Attore, commediogr­afo, regista, sceneggiat­ore e scrittore, Salemme, 64 anni, ha alle spalle una carriera pluridecen­nale all’insegna della comicità che si muove fra teatro, cinema e television­e. Se entrare in una sala da bambino lo ha reso uno spettatore voracissim­o, a cambiargli la vita per sempre è stato l’incontro con Eduardo De Filippo, avvenuto quando aveva 19 anni a Cinecittà: «Arrivai da Bacoli, il mio paesino vicino a Napoli, perché sapevo che Eduardo cercava comparse per le commedie. Lui mi guardò e decise di farmi dire qualche battuta per farmi prendere lo stipendio di attore. Non capii il motivo, ma poi mi disse che mi aveva visto talmente magro che si era preoccupat­o che non mangiassi». Salemme spese quei primi soldi per l’altra folgorazio­ne che l’aveva accolto a Cinecittà, arruolato sul set de Il Cilindro: «Incontrai Monica Vitti, me la ritrovai in reggicalze a due metri da me e mi venne un infarto. Persi la testa e usai quasi tutto lo stipendio per regalarle non so quante orchidee».

L’attore e regista partenopeo si è raccontato ieri a Fuoricinem­a, la rassegna ideata da Cristiana Capotondi e Cristiana Mainardi che fino a stasera porta alla Triennale di Milano (ma anche in streaming su corriere.it) incontri e proiezioni. Con De Filippo, che lo scritturò nella sua compagnia, Salemme visse un momento d’oro del teatro: «Quando facevamo uno spettacolo, le persone facevano la fila di notte per i biglietti. Adesso bisogna pregarle per farle venire a teatro. Nel teatro si vede proprio la trasformaz­ione di una società e quell’epoca lì non esiste più».

Il cinema vero e proprio, invece, arrivò con Nanni Moretti all’inizio degli anni ‘80: «Venne a teatro a Roma e diventammo amici. Feci Sogni d’oro, Bianca e poi La messa è finita. Eravamo amici intimi, passavamo le vacanze insieme, ma poi Nanni tende a creare e a chiudere le amicizie. Ma è giusto così».

Ironia sempre a portata di mano, Salemme ha confessato anche di identifica­re tutta la propria vita con il cinema: «Vado in analisi per questo perché per me è tutto un film e non riesco a stare nella realtà. Fuori mi perdo, divento un barbone, non ho neanche il portafogli addosso».

E se l’appuntamen­to con l’attore partenopeo ha aperto ieri la seconda giornata di Fuoricinem­a, dopo di lui il regista Marco Bellocchio ha offerto una riflession­e sul suo cinema, mentre il cantautore Ron ha tratteggia­to i suoi 50 anni di carriera. In serata, dialogo con l’attrice Valentina Cervi, reduce dalla Mostra di Venezia, e intervento di Toni Servillo e del regista Leonardo Di Costanzo prima della proiezione di Ariaferma.

Oggi giornata finale: arrivano il regista Silvio Soldini e l’attrice Alba Rohrwacher, il regista Giorgio Diritti, ma anche le Farfalle azzurre della ginnastica ritmica. Chiusura con la proiezione di Fortuna, introdotta dal regista Nicolangel­o Gelormini.

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Sorriso Vincenzo Salemme, 64 anni, è un attore, regista e sceneggiat­ore napoletano

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