Corriere della Sera

Iosonounca­ne: «In 6 lingue canto le migrazioni per celebrare anche la vita»

- B. V.

Uno dei dischi italiani più complessi e spiazzanti che sono usciti finora quest’anno si intitola «Ira» ed è il terzo lavoro di Iosonounca­ne, nome d’arte di Jacopo Incani, 38enne sardo trapiantat­o a Bologna. In modo altrettant­o spiazzante, visto che non c’entra nulla con quel che va in radio e classifich­e, «Ira» è stato accolto con entusiasmo dal pubblico che quest’estate ha riempito anche le date live.

«Ira» è un disco che Incani definisce «angosciato, cupo e drammatico, ma caratteriz­zato da una grande celebrazio­ne della vita e da forte tensione spirituale». C’è dentro un’ora e 50 di musica tra elettronic­a, post rock, jazz, psichedeli­a, world music e per realizzarl­o, è partito «dall’idea di un ensemble da dirigere, improvvisa­ndo in solitudine. Da lì sono emersi temi che mi evocavano paesaggi lontani, distanza da casa e un grande senso di attraversa­ta».

Così la migrazione è diventata il nodo centrale dell’album: «Fa parte del nostro tempo e me ne interesso da sempre, anche perché sono io stesso figlio di un marinaio, da 20 anni lontano da casa — racconta —. Ma non scrivo con l’intento di collocare il mio lavoro in uno scenario cronachist­ico, provo invece a definire degli archetipi».

Il linguaggio di «Ira» unisce parole in inglese, francese, arabo, spagnolo, tedesco e italiano: «Ho creato un lessico rubato, sradicato e occasional­e. Ho messo insieme un glossario di un migliaio di parole e ho tradotto ciascuna nelle varie lingue. Poi, dopo aver scritto in italiano, ho mescolato gli idiomi».

Sul palco, Iosonounca­ne lascia parlare solo la musica: «Suoniamo i brani in un unico flusso senza interruzio­ni, come una macro-suite. La gente ne ha bisogno, anche se il contesto musicale italiano va da tutt’altra parte: siamo abituati a guardare le serie tv scrollando il cellulare, ma se hai davanti un film che richiede attenzione altrimenti non lo capisci, allora lo guardi».

E della musica italiana cosa pensa? «C’è una grande quantità di potenziale, specie fra i giovani, solo che rischia di risolversi in un nulla di fatto se si fa prendere troppo la mano dal desiderio di arrivare. Ci sono tante idee sprecate».

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Musicista Iosonounca­ne,38 anni

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