Testacoda col brivido
Il big match La Juve ferma a un punto non può sbagliare, il Milan sogna la prima fuga
I bianconeri Il bluff di Allegri «È più importante per loro che per noi»
Eccolo qua. Se la Juve tornerà davvero a fare la Juve con continuità, non è ancora chiaro. Ma nell’attesa è tornato il grande pokerista Allegri, capace di bleffare con la sua faccia tosta come ai bei tempi, prima di una partita che, in caso di sconfitta, dopo quattro giornate potrebbe portarlo a 11 punti di distanza dalla vetta: «Credo che sia più importante per il Milan che per noi. Perché? Vedete voi. Così è troppo facile...».
Inutile scervellarsi troppo, perché quello di Max è un bluff in piena regola, ma allo stesso tempo è un segnale da non sottostimare: dopo la rimonta subita a Udine (da 0-2 a 2-2), dopo lo choc di Ronaldo che se ne è andato sbattendo la porta, dopo l’1-0 dell’Empoli allo Stadium e l’altra rimonta con sconfitta a Napoli, forse Allegri sente di avere ritrovato il filo della squadra.
Certo, fare peggio di così in campionato è difficile e quindi un po’ di ottimismo è anche naturale. Ma l’inserimento progressivo di Locatelli nel cuore del gioco, il recupero di Chiesa (oggi più come uomo spacca-partita dalla panchina che da titolare) e il buon momento di Morata, autorizzano la Juventus a pensare positivo, almeno un po’. Anche il fatto che Madama sia l’unica squadra di serie A che ha ripreso l’antica (e meritoria) abitudine di mostrare qualche allenamento agli addetti ai lavori è un altro indizio: la bolla dell’era Ronaldo è svanita.
Bleffare non si significa ovviamente non tenere in considerazione i problemi. E quando Allegri dice che «la Juve deve giocare per vincere i campionati, non le partite» non si è infilato in un concetto senza senso (se non si vincono le partite in effetti è dura vincere gli scudetti), ma tocca il cuore del problema della sua squadra: anche l’anno scorso Madama ha vissuto serate di gala — come quella che costò l’imbattibilità al Milan a inizio gennaio — ma non ha mai ritrovato la vecchia mentalità della squadra d’acciaio, quella per la quale perdere un punto per strada era un delitto di lesa maestà: «C’è da martellare sull’aspetto psicologico — sottolinea non a caso il tecnico — : per ottenere le cose non bisogna farle da 6, ma da 8 o da 9 e a volte non basta».
L’aspetto mentale veniva sempre tirato in ballo sia da Sarri che da Pirlo, quindi vuol dire che alcuni giocatori non sono da Juve sotto questo punto di vista: lo diventeranno con Allegri? La sfida è questa. E le parole su De Ligt («È giovane, deve migliorare») salvo poi farlo giocare come è probabile, sono un esempio. L’altra grande sfida è quella di cercare dentro a questa squadra i 30 gol stagionali che Ronaldo si è portato via. Quando Max aveva le mezzali che segnavano (Vidal, Pogba, Marchisio, Khedira) ne esaltava le caratteristiche. Adesso non è escluso che la sua Juve vada verso un 4-2-3-1 con Chiesa e Cuadrado esterni e Dybala dietro a Morata. Ma non da subito, perché l’equilibrio è la parola d’ordine e con 1 punto in classifica è meglio non fare esperimenti. Con un calendario che in 5 settimane porterà dopo il Milan anche Chelsea, Torino, Roma, Zenit e Inter, però c’è una certa urgenza di forzare la mano. Sperando di avere le carte giuste per farlo.
Allegri C’è da martellare sull’aspetto psicologico, per ottenere le cose bisogna farle da 8 o 9 non da 6: la Juve deve giocare per vincere i campionati non le partite