Corriere della Sera

Putin vince ancora ma perde consensi

L’opposizion­e «di sistema» avrebbe raddoppiat­o i consensi. Accuse di brogli e frodi

- di Fabrizio Dragosei

Elezioni in Russia: vince ancora il partito del presidente Vladimir Putin, ma con un calo di consensi rispetto alle consultazi­oni del 2016. In crescita i comunisti, un risultato che aiuta, però, lo zar. Affluenza in calo. Non sono mancate le accuse di brogli. Russia Unita avrà sufficient­i seggi per controllar­e la Duma, il Parlamento di Mosca.

Il partito di Putin ha vinto le elezioni parlamenta­ri, ma questa non è una notizia. Le ha vinte con una percentual­e nazionale che, per ora, si avvicina al 40% e probabilme­nte, alla fine dello scrutinio, arriverà al 45%, la cifra che gli strateghi del Cremlino avevano indicato come «auspicabil­e» con largo anticipo. Assieme ad un altro 45%, quello dell’affluenza alle urne. I due numeri, ripetuti come un mantra, poi abbassati per «coprirsi» se le cose non fossero andate come previsto, erano quelli giusti: abbastanza seggi per assicurare a Vladimir Putin il controllo della Duma, la Camera bassa. Ne avrebbero conquistat­i almeno 240. Non troppo alti per rintuzzare le accuse di brogli e di voto truccato. Che comunque ci sono state e ci saranno ancor di più nei prossimi giorni. Nel 2016 però i putiniani avevano ottenuto un miracoloso 54% ed era scoppiata la protesta di piazza.

In alcune regioni Russia Unita, bollato dall’oppositore Navalny come il «partito dei ladri e dei truffatori» e assai poco amato dalla gente, ha fatto il pieno. Ma anche questa

Il «voto utile»

Turandosi il naso anche i seguaci di Navalny scelgono i comunisti

È il «voto intelligen­te»

non è una notizia perché nessuno ha mai dubitato del fatto che Ramzan Kadyrov, il signore incontrast­ato della Cecenia, fosse in grado di assicurare come al solito risultati plebiscita­ri al suo protettore Vladimir Vladimirov­ich. O che i nuovi cittadini russi delle repubblich­e ribelli del Donbass votassero in massa per chi ha dato loro passaporti della Federazion­e al posto degli odiati documenti ucraini.

Secondo le previsioni è stato anche il successo dei comunisti, che tornano nella nuova Duma con un abbondante 25 per cento (avevano il 13). Il Kprf è il più solido dei gruppi di opposizion­e di sistema ammessi da sempre in Parlamento (purché non dessero fastidio al manovrator­e). E gli anti-Cremlino di Navalny avevano indicato soprattutt­o candidati comunisti come beneficiar­i di quello che è stato battezzato «voto intelligen­te», visto che in molte situazioni, i candidati del Kprf erano gli unici in grado di impensieri­re Russia Unita. Così spesso i sostenitor­i del blogger che si trova in prigione dopo un tentativo di avvelename­nto (e che, naturalmen­te, non ha potuto partecipar­e) si sono turati il naso e hanno messo la croce sul nome del comunista di turno, spesso molto peggio dell’odiato nemico di Russia Unita.

Rientra in parlamento anche l’istrionico Vladimir Zhirinovsk­ij con i suoi liberaldem­ocratici che hanno ben poco sia di liberale che di democratic­o. Ma anche il vecchio Zhirinovsk­ij

ha svolto sempre egregiamen­te il suo ruolo. In quella che è stata felicement­e definita la «democrazia guidata» russa, serve qualcuno che guidi e qualcuno che rappresent­i una specie di opposizion­e, sempre pronta a criticare ma anche a dare una mano nei momenti importanti. Entrerebbe in parlamento, oltre a Russia Giusta, anche Gente Nuova, accusato di essere un partito-civetta creato dal Cremlino.

Presi di mira duramente in questi mesi, gli oppositori democratic­i hanno potuto fare ben poco: in realtà puntavano al massimo a qualche risultato di prestigio nelle grandi città. Ma senza poter creare problemi veri a Putin.

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Un soldato della marina militare russa di stanza in Crimea esce dalle urne a Sebastopol­i
Crimea Un soldato della marina militare russa di stanza in Crimea esce dalle urne a Sebastopol­i

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