Scatta la corsa ai referendum Ci provano anche i no green pass
Tra i promotori anche Freccero: dietro il lasciapassare c’è una cospirazione L’incognita iter: 500.000 sottoscrizioni in pochi giorni per il voto in primavera
È partita ieri la campagna per il referendum contro il green pass, incoraggiata dalla possibilità di raccogliere anche online le 500 mila firme necessarie. L’annuncio è arrivato dai promotori dell’iniziativa: il comitato organizzatore è composto da Olga Milanese, avvocata di Salerno, Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza, e Francesco Benozzo, professore di filologia romanza a Bologna. Fra i garanti invece ci sono fra gli altri il giornalista Carlo Freccero e il magistrato Paolo Sceusa. L’operazione però è una corsa contro il tempo: le firme, salvo deroghe di un mese possibili solo in casi specifici, vanno depositate all’Ufficio centrale presso la Cassazione entro il 30 settembre. E anche se l’esperienza del referendum sulla cannabis dimostra che la raccolta online rende tutto più veloce, c’è il rischio che l’iniziativa si areni prima di partire. Superato l’esame della Cassazione sugli aspetti formali, in ogni caso ci sarebbe da passare il vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale. Ottenuto anche questo via libera, il voto si dovrebbe tenere fra il 15 aprile e il 15 giugno. Ci sarà ancora il green pass per quel periodo?
Intanto la raccolta delle firme è partita. Secondo i promotori, come si legge sul sito referendumnogreenpass.it dove è appunto possibile aderire all’iniziativa, «il green pass costituisce un palese strumento di discriminazione, esclude dalla vita economica e sociale della nazione quei cittadini che sostengono convinzioni ed evidenze diverse da quelle imposte dal governo. Per questo motivo, la normativa che istituisce il green pass si pone in netto contrasto con l’art. 3 della Costituzione». E, ancora, «spingendo surrettiziamente i cittadini alla vaccinazione, aggira il divieto sancito dall’articolo 32 della Costituzione, secondo cui “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario obbligatorio se non per disposizione di legge”», mentre «sul piano internazionale si pone in contrasto con alcune dichiarazioni di principio sancite da strumenti giuridici di natura programmatica» a partire dalla «Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948».
Carlo Freccero ha aggiunto che «il green pass è destinato a diventare l’embrione della futura tessera di identificazione digitale a cui mira il Grande Reset attualmente in attuazione». Il referendum è articolato in quattro quesiti che chiedono l’abrogazione delle successive leggi che hanno introdotto il lasciapassare sanitario.
Sabato scorso, commentando il raggiungimento delle 500 mila firme in una sola settimana per la consultazione sulla cannabis, Matteo Renzi era già intervenuto sulla questione: «Con la firma digitale si apre una nuova fase referendaria. È una svolta foriera di elementi positivi ma anche negativi: non deve passare il principio del referendum sul green pass».