Corriere della Sera

«Finito il mito dell’autosuffic­ienza Il Pd è col M5S nel 30% delle città»

- di Maria Teresa Meli

Boccia: le parole di Romano? Intanto il Recovery è merito nostro

Onorevole Boccia, in molte città importanti voi e i 5 Stelle andate alle elezioni divisi.

«In ben 40 città in cui si vota con il doppio turno andiamo insieme, le sembrano poche? Io penso esattament­e il contrario. Ritengo che sia una rivoluzion­e se ricordo dove eravamo due anni fa. Il Pd è partito da un’altra impostazio­ne rispetto a quella d’allora: ha voluto riunire in tutta Italia il centrosini­stra, che nel 2016 iniziò a dividersi e fu quel passaggio che segnò il declino del Pd di Renzi. Cito due casi per tutti: Airaudo si candidò contro Fassino a Torino e Fassina contro Giachetti a Roma. Noi reagimmo con il mito un po’ arrogante dell’autosuffic­ienza che poi ci ha portato alla sconfitta del 2018. Ora siamo partiti da una impostazio­ne opposta».

E nelle altre città dove si vota a doppio turno qual è la situazione?

«In 58 non c’è alleanza e si compete e in 27 dobbiamo vincere anche per i 5 Stelle perché non hanno presentato la lista, cosa che noi abbiamo fatto in tutta Italia. Noi siamo presenti in ogni angolo del Paese. Con una battuta direi che il Pd in quanto a presenza sul territorio se la gioca con le Poste e i carabinier­i. Battute a parte, calcolando anche gli altri comuni dove si vota con un turno unico noi stimiamo che nel 30 per cento dei casi il centrosini­stra unito sia alleato con il M5S».

Ma non è detto che l’elettorato di Raggi voti Gualtieri e viceversa.

«Noi non abbiamo intrapreso questo percorso con le forze progressis­te riformiste ed europeiste che hanno la stessa visione di Paese alternativ­a a quella della destra sovranista di Salvini e Meloni per la vicenda specifica di Roma. Noi abbiamo l’umiltà di dire che da soli non bastiamo e stiamo lavorando a un campo largo dentro il quale vogliamo costruire una prospettiv­a di governo nel 2023. Dopodiché mi auguro che i candidati progressis­ti che andranno al ballottagg­io possano parlare a tutto l’elettorato alternativ­o alla destra».

Le Agorà servono a far rientrare Bersani e Speranza?

«Servono a coinvolger­e reti civiche presenti nella società e ad aprire il Pd, poi cosa faranno le altre forze politiche si vedrà».

Nei sondaggi il Pd non si scolla di tanto dal risultato del 2018 che voi definite disastroso.

«I sondaggi davano il 10 per cento al M5S nel 2013 e il 20-25 nel 2018. Non voglio sminuire i sondaggi, dico sempliceme­nte che noi siamo partiti dalle fondamenta, facendo sentire a casa la sinistra e tenendo unito il centrosini­stra, ma sappiamo che c’è ancora tanto da fare».

Sembrava che per il Pd fosse «ddl Zan o morte» e ora lo avete mollato.

«Mai mollato, anzi il segretario sul ddl Zan non arretra di un millimetro. Si va avanti».

Romano Prodi dice che dovreste occuparvi non solo di diritti civili se volete parlare alla gente.

«Per la verità, e questo Romano lo sa, se c’è il Recovery è merito del Pd. Ed è grazie al Recovery che ora possiamo difendere la scuola e la sanità pubbliche, che non dovranno mai più essere sacrificat­e sull’altare dei vincoli di bilancio, possiamo occuparci di transizion­e ecologica e di lotta contro il consumo del suolo. Queste sono battaglie identitari­e del Pd nuovo di Letta: noi stiamo raccontand­o un’altra idea di Paese. I consigli di Prodi, molto sensibile su questi temi, sono comunque sempre preziosi».

Ma l’agenda Draghi è si o no la vostra agenda?

«È un dibattito stucchevol­e. Noi sosteniamo totalmente Draghi. Dopodiché l’agenda Draghi in realtà non esiste, è l’agenda Mattarella per salvare il Paese dall’emergenza sanitaria e per completare l’attuazione del Recovery. Chi mina questi due impegni danneggia il Paese. È l’agenda Italia che tutti ci siamo impegnati a

Le alleanze

Stiamo lavorando a un campo largo per una prospettiv­a di governo nel 2023

portare avanti all’atto di formazione di questo governo».

E se Salvini uscisse dal governo?

«Siamo in una Repubblica parlamenta­re, se ci sono i numeri, e ci sono, si va avanti soprattutt­o con un governo come questo di unità e salvezza nazionale. Comunque non ci straccerem­mo le vesti perché stracciars­i le vesti è sempre un peccato».

 ??  ?? Ex premier Romano Prodi, 82 anni, è stato due volte presidente del Consiglio (dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008) e presidente della Commission­e europea dal 1999 al 2004
Ex premier Romano Prodi, 82 anni, è stato due volte presidente del Consiglio (dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008) e presidente della Commission­e europea dal 1999 al 2004
 ??  ?? Dem Francesco Boccia, 53 anni, deputato del Partito democratic­o, ministro agli Affari regionali nel Conte II
Dem Francesco Boccia, 53 anni, deputato del Partito democratic­o, ministro agli Affari regionali nel Conte II

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