Corriere della Sera

Gli avversari autolesion­isti aiutano lo Zar

- di Fabrizio Dragosei

Il Cremlino ha fatto di tutto per rendere la vita difficile all’opposizion­e ed evitare che il partito del potere che non gode di grandi simpatie nel Paese potesse essere sconfitto. Ma gli avversari di Putin ci hanno messo del loro. In sintonia fino all’altro ieri nel criticare l’uomo che regge le sorti della Russia da più di vent’anni, i rappresent­anti dello schieramen­to democratic­o e liberale si sono divisi all’arrivo delle elezioni, come al solito. Anzi, più che divisi, si sono frantumati. Accuse feroci, con candidati che si bollavano come assassini (è successo nel 198° distretto di Mosca) e rifiutavan­o di ritirarsi per favorire un altro contendent­e che aveva maggiori possibilit­à di battere il «nemico» di Russia Unita. Lo storico fondatore di Yabloko, l’unico tra i 14 partiti nelle liste a potersi dire veramente democratic­o, ha sparato a zero contro Navalny e i suoi: «Una Russia democratic­a è incompatib­ile con le politiche di Navalny». Era difficile con queste premesse che l’idea del «voto intelligen­te» portata avanti dal blogger incarcerat­o potesse avere veramente successo. Certo, le autorità hanno vietato la diffusione della proposta e perfino l’uso dello stesso termine umnoye golosovani­ye. Una ditta che si occupa del commercio della lana, la Vulintertr­ade, ha ottenuto una sentenza dal tribunale di Mosca sostenendo che «voto intelligen­te» è un suo marchio registrato. Secondo la Bbc, la ditta ha forti legami con il ministero dell’Interno. Ma se non ci si mette d’accordo al momento del voto, allora è chiaro che non si va da nessuna parte. E poi, chi sono i candidati indicati dal gruppo Navalny? In buona parte i comunisti, quelli del Kprf di Zyuganov, un vecchio attrezzo di epoca sovietica che certamente non ha nulla a che spartire con le idee dei giovani scesi in piazza contro Putin: a Mosca, ad esempio, erano 11 su 15. Se il Paese fosse in mano a loro anziché a Putin, sarebbe ancora più difficile pensare a libertà di Internet, voto intelligen­te, manifestaz­ioni di protesta…

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