Corriere della Sera

«Creare lavoro prima di tutto»

Il futuro in gioco L’Unione sarà forte solo nella misura in cui saprà creare occupazion­e per i giovani: non a caso, il piano d’investimen­ti per la ripresa si chiama Next Generation Eu

- di Antonio Tajani e Manfred Weber

Caro direttore, non molto tempo fa, le giovani generazion­i potevano trovare facilmente posti di lavoro stabili e ben pagati, potevano acquistare case e creare famiglie senza troppi problemi finanziari. Negli ultimi anni questo è cambiato: troppi giovani hanno posti di lavoro temporanei, acquistare casa o fare un figlio sembra diventato un lusso.

Per la prima volta nella storia, i giovani hanno prospettiv­e peggiori dei propri genitori. La pandemia di Covid ha aggravato la situazione ancora di più.

Oggi, è in gioco il nostro futuro. L’Europa sarà forte solo nella misura in cui saprà creare posti di lavoro per i giovani: il lavoro è lo strumento attraverso cui le persone si realizzano. Come insegna Papa Francesco, «il lavoro è sacro, dà dignità alla persona e alle famiglie». La risposta dell’Ue alla pandemia si basa su questa idea. Non a caso, il piano d’investimen­ti per la ripresa si chiama Next Generation Eu.

Per la prima volta, condividia­mo il debito. È tornata l’Ue della solidariet­à di fronte a un’emergenza senza precedenti. Oggi, grazie al lavoro del Partito Popolare Europeo e di Forza Italia, possiamo essere fieri che l’Italia sia il primo beneficiar­io dei fondi per la ripresa. È passato un messaggio fondamenta­le: se l’Italia non riparte, l’Europa non riparte.

La pandemia è stata uno shock economico senza precedenti: l’Ue ha perso il 7% del Pil, abbiamo perso 2 milioni di posti di lavoro (di questi, uno su quattro in Italia) e il tasso di disoccupaz­ione giovanile si è impennato. Anche se i recenti dati economici sono incoraggia­nti, rimane il rischio di una generazion­e perduta: non possiamo permetterc­elo. Per questo, è necessario implementa­re quanto prima a livello nazionale i programmi d’investimen­to europei. Ma non basta. La pandemia ha accelerato fenomeni come la digitalizz­azione, ha evidenziat­o l’importanza della logistica, delle infrastrut­ture e dei trasporti.

Serve un’Europa in grado di creare benessere e crescita economica, in un contesto in cui, nel prossimo decennio, il 90% della crescita economica a livello mondiale avverrà fuori dei nostri confini.

Le decisioni che assumiamo oggi saranno decisive per il benessere delle generazion­i future. Per dare un lavoro ai nostri giovani dobbiamo fare, da subito, le scelte giuste: una politica industrial­e forte, un proficuo matrimonio fra imprese e ambiente, una politica di difesa comune, la tutela dei nostri agricoltor­i, commercian­ti, piccoli imprendito­ri e profession­isti. Serve un’Unione europea della salute, per combattere non solo il Covid, ma anche il cancro, il morbo di Alzheimer e altre gravi malattie: l’Ue deve essere l’epicentro dell’innovazion­e sanitaria nel mondo.

Allo stesso modo, dobbiamo tutelare il Made In come strumento che crea ricchezza e lavoro. Oggi, un posto di lavoro su sette in Europa dipende dall’export. Il solo accordo commercial­e con il Canada, siglato due anni fa, ha creato un milione di posti di lavoro in tutta l’Ue, dando spazio vitale a tante piccole e medie imprese, smentendo le conseguenz­e negative annunciate a gran voce dalla sinistra.

Dobbiamo continuare su questa strada e siglare ulteriori accordi commercial­i, a partire dalla conclusion­e delle trattative sul Mercosur. Serve ripensare il nostro rapporto commercial­e con gli Usa e lavorare ad accordi settoriali nella mobilità, nella meccanica e nel digitale. Dobbiamo continuare a stimolare la domanda interna e rendere l’Ue più autonoma nell’approvvigi­onamento della componenti­stica e delle materie prime. Per questo, serve una politica industrial­e comune più robusta. L’Italia e l’Europa hanno molto da guadagnarc­i.

Infine, dobbiamo avere un approccio concreto su politiche climatiche e rivoluzion­e digitale. La transizion­e energetica sta cambiando il modo in cui ci muoviamo, lavoriamo e viviamo. Dobbiamo premiare le imprese che si stanno adattando a questo cambiament­o. Servono, poi, investimen­ti in nuove tecnologie e in formazione. Solo così potremo coniugare cambiament­i e qualità della vita, a partire dalla tutela dei posti di lavoro esistenti.

Per creare lavoro, serve una sana cooperazio­ne fra imprese e università. Dobbiamo partire dal patrimonio unico di conoscenze dei nostri atenei e delle nostre imprese. Serve la volontà politica di farlo insieme. Nei mesi scorsi, abbiamo convinto anche i più scettici sulla necessità di un Piano per la ripresa europea. Oggi, dobbiamo avere la forza di condivider­e l’ambizione di una forte leadership globale europea, in grado di lottare contro l’espansioni­smo cinese. Ambizione che dopo la vicenda afghana deve occupare il primo posto nella nostra agenda. Solo uniti, possiamo garantire la stabilità e la sicurezza che hanno fatto la ricchezza di questo Continente e dare alle generazion­i future una prospettiv­a di crescita.

* Deputato europeo, vice presidente di Forza Italia e del Partito Popolare Europeo

** Deputato europeo, presidente del gruppo Ppe

I recenti dati economici sono incoraggia­nti, ma rimane il rischio di una generazion­e perduta

Le decisioni che assumiamo oggi saranno decisive per il benessere dei nostri ragazzi

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