Corriere della Sera

Appello di Draghi «Agire sul clima»

Il ruolo guida dell’Ue e i finanziame­nti al Terzo Mondo, il premier ricorda l’appuntamen­to di Milano

- di Marco Galluzzo

L’Europa sta facendo la sua parte, ha «un ruolo guida nell’affrontare i cambiament­i climatici», ma può fare poco a livello globale, visto che «è responsabi­le soltanto dell’8% delle emissioni globali». Semmai una delle chiavi di volta saranno i finanziame­nti (quelli promessi sono 100 miliardi di dollari) che il mondo sviluppato si è impegnato a donare ai Paesi del Terzo mondo per la transizion­e energetica: e anche l’Italia farà la sua parte, «un annuncio con il nostro impegno verrà fatto nelle prossime settimane».

Mario Draghi torna a parlare di clima, «un’emergenza come la pandemia», ad una tavola rotonda delle Nazioni Unite, in videoconfe­renza con New York, e ancora una volta rafforza il suo appello, che è anche quello della presidenza di turno del G20, con cifre che descrivono uno scenario non ottimistic­o: dagli studi più recenti dell’Onu «abbiamo imparato tre cose, che la nostra azione dovrebbe essere immediata, rapida e su larga scala. E se non agiamo per ridurre le emissioni di gas serra, non saremo in grado di contenere il cambiament­o climatico al di sotto di 1,5 gradi. Dall’altro lato, vediamo che ciò sta già avvenendo, perché osserviamo eventi meteorolog­ici estremi che, nelle scorse settimane, sono stati un doloroso promemoria degli effetti dei cambiament­i climatici. Perciò, questo ci richiede anche un’azione immediata».

Il presidente del Consiglio insiste sulla necessità di un cambio di passo dell’azione a livello internazio­nale, la più estesa possibile, per raggiunger­e obiettivi che siano efficaci: «Molti Paesi — come l’Italia — hanno deciso di porre al centro dei loro piani di ripresa e resilienza un modello di crescita più verde e inclusivo. Tuttavia, sappiamo già che è necessario fare di più. Siamo determinat­i a porre l’Ue sulla giusta traiettori­a per ottenere una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, e per azzerare le emissioni nette entro il 2050».

L’Europa da sola può essere un modello, ma non determinan­te: «Perciò, dovremmo convincere le persone e i Paesi a livello mondiale che accelerare la transizion­e energetica ha dei costi, ma genera grandi benefici. Soprattutt­o nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, la rapidità dei flussi di investimen­to indirizzat­i verso l’energia pulita è cruciale per raggiunger­e gli obiettivi di sviluppo sostenibil­e. La sfida è evidente: raggiunger­e la transizion­e energetica dipende dalla possibilit­à di fornire un accesso all’elettricit­à generata da energie pulite a circa 785 milioni di persone entro il 2030. E avremo bisogno di rafforzare gli sforzi comuni nell’accelerare la graduale eliminazio­ne del carbone. E dobbiamo davvero prendere il nostro destino nelle nostre mani su questo aspetto».

Il vertice del G20 che si terrà prossimame­nte a Roma e la Cop26 di Glasgow, ricorda Draghi, sono un’opportunit­à imperdibil­e per rispondere a queste sfide. Sarà necessario coinvolger­e anche la finanza privata, aggiunge il premier. Che poi ricorda che «fra qualche giorno, diverse centinaia di giovani si riuniranno a Milano e contribuir­anno alla discussion­e in merito alle priorità dell’azione climatica. Questo evento — chiamato Youth4Clim­ate — si terrà in contempora­nea con la PreCop che aprirà la strada al vertice di Glasgow».

Lezioni

Abbiamo imparato tre cose, che la nostra azione deve essere immediata, rapida e su larga scala se vogliamo contenere il climate change

Resilienza

Molti Paesi, come l’Italia, hanno deciso di porre al centro un modello di crescita più verde e più inclusivo. Ma sappiamo che bisogna fare di più

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Il presidente del Consiglio Mario Draghi intervenut­o ieri in video alla tavola rotonda sul clima di New York (Lapresse)
L’intervento Il presidente del Consiglio Mario Draghi intervenut­o ieri in video alla tavola rotonda sul clima di New York (Lapresse)

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