Biden riapre gli Stati Uniti al mondo Dopo 18 mesi, via il divieto d’ingresso
Da novembre ok ai vaccinati di 33 Paesi (26 europei) Giallo su AstraZeneca, escluso per ora dalla lista
Gli Stati Uniti si riaprono al mondo. Dagli «inizi di novembre» i viaggiatori provenienti da 33 Paesi, a cominciare dagli europei, potranno tornare negli Usa, purché siano «completamente vaccinati». Non ci sarà bisogno di alcuna quarantena. Il governo americano ha rimosso ieri il blocco introdotto il 14 marzo 2020 da Donald Trump e poi confermato da Joe Biden.
È stato Jeff Zients, coordinatore del team anti Covid della Casa Bianca, a dare l’annuncio. Un po’ a sorpresa, visto che solo una settimana fa aveva, ancora una volta, preso tempo. Via libera, dunque, agli immunizzati provenienti dallo spazio Schengen, di cui fanno parte 26 Paesi, tra cui Italia, Germania, Francia, Spagna, Svizzera. La lista, poi, continua con Regno Unito, Irlanda, India, Brasile, Sud Africa e, nota rilevante, anche Cina e Iran.
Zients non ha precisato la data esatta in cui turisti e, soprattutto, studenti, professori, lavoratori, manager potranno tornare negli Usa. Ha, invece, spiegato che tutti i passaggeri dovranno aver completato il ciclo di vaccinazione. Tra meno di due mesi, quindi, potranno tornare, innanzitutto, tutti coloro che pur avendo in mano un visto per ragioni di lavoro o di studio erano rimasti bloccati fuori dagli Stati Uniti. Nello stesso tempo potrà riprendere la stagione turistica nelle mete più popolari, da New York a Miami a Chicago, o nelle attrazioni naturali, come i grandi Parchi nell’Ovest. Inoltre migliaia di stranieri che vivono negli Stati Uniti potranno ora uscire senza il timore di non poter più rientrare.
Ma c’è ancora un particolare importante da chiarire. Zients ha detto che sarà il Cdc (Centers for Disease control e prevention), cioè l’autorità federale, a stabilire «quali saranno i vaccini accettati» dagli americani. La Fda, (Food and Drug Administration), ne ha approvati tre: Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson. Come si vede nell’elenco mancano AstraZeneca, largamente usato nella Ue, e i diversi composti adottati in Cina e altrove. Per quanto ci riguarda più direttamente, bisognerà dunque vedere se il Cdc ammetterà anche gli italiani e gli europei vaccinati con AstraZeneca.
In ogni caso la decisione di Washington arriva dopo mesi di pressione da parte dei governi del Vecchio continente. Anche perché i Paesi europei avevano da tempo aperto le frontiere agli americani.
Un’asimmetria che era diventata un caso diplomatico. Pochi giorni fa pure il Washington Post aveva definito «inspiegabile l’ostinazione di Biden».
La mossa di Washington coincide con la settimana dell’Assemblea generale dell’Onu. Tra oggi e domani, Biden proverà a rilanciare il rapporto con gli europei, dopo un’estate segnata da molte polemiche. L’ultima è con la Francia e riguarda l’accordo per la fornitura dei sottomarini a trazione nucleare all’Australia. Stasera, parlando all’Assemblea delle Nazioni Unite, il presidente americano proporrà un piano più ambizioso per contrastare il Covid su scala mondiale. E in effetti sarebbe stato imbarazzante invitare gli europei a una maggiore collaborazione, confermando le restrizioni nei viaggi superate dai fatti.
In sostanza le considerazioni politiche maturate tra Casa Bianca e dipartimento di Stato hanno spinto gli scienziati ad allentare la presa. Ancora fino a pochi giorni fa lo stesso Anthony Fauci, virologo di riferimento per Biden, aveva raccomandato prudenza. La campagna di vaccinazione ha rallentato vistosamente in larghe fasce del territorio americano: ai medici non sembrava arrivato il momento giusto per riaprire il Paese e correre il rischio di moltiplicare le fonti di contagio.
Per i governi europei, naturalmente, è un segnale politico importante, come hanno sottolineato la Commissione europea, il premier britannico Boris Johnson e, per l’Italia, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Festeggiano anche le lobby industriali, come quella delle compagnie aeree americane. Secondo i dati diffusi da «Airlines for America», nel 2021 il traffico aereo è diminuito del 43% rispetto al livello pre pandemia. E con gli incassi sono saltati anche molti posti di lavoro.