Corriere della Sera

«Io bloccato per mesi, non potevo lavorare»

- G.Sar.

«Certo sono contento, anche se ancora non ci credo fino in fondo. Sono sempre stato un fan dell’America, ma questa vicenda mi ha lasciato molta amarezza». Alessio Turrini, 51 anni, è uno delle migliaia di italiani ed europei che per mesi non sono riusciti a rientrare negli Usa, nonostante ci lavorasser­o da tanto tempo. Turrini è un agente di commercio, ha comprato una società a Denver e dal 27 aprile di quest’anno lavora da Milano. Com’è rimasto bloccato in Italia?

«Mi era scaduto il visto di lavoro. Ce l’ho dal 2008, categoria E2, quello concesso a chi svolge un’attività imprendito­riale. Me lo avevano rinnovato senza problemi per tre volte. Ho fatto la domanda e mi hanno dato appuntamen­to all’ambasciata americana a Roma il 12 maggio. Nessuno mi aveva detto che avrei potuto avere dei problemi». Invece?

«Quando mi sono presentato, mi hanno detto che era tutto a posto, ma che non mi avrebbero dato il permesso speciale per rientrare, a causa del Covid. Sono passati i giorni, poi le settimane e i mesi, in attesa di un messaggio dall’ambasciata. Silenzio assoluto. Intanto perdevo occasioni di lavoro a Denver, dove nel 2008 ho comprato una società di rappresent­anza che opera nei complement­i di arredo, dai mobili alle lampade». Lavora con fornitori italiani?

«No, tutti i miei fornitori sono americani, così come i miei clienti. Il mio è un lavoro di relazioni personali. Io abito a Littleton, un sobborgo di Denver, ma viaggio molto. Fino ad aprile, mi spostavo in macchina tra quattro Stati: Colorado, Wyoming, Montana e Utah. In sostanza sono uno che contribuis­ce a far girare l’economia americana». Oltre a pagare le tasse al fisco Usa...

«Certo. E in tutti questi mesi il governo americano non mi ha fatto rientrare, però ha continuato a riscuotere le mie tasse... Strano,no? Ho avuto anche il timore che qualcuno potesse prendere di mira la mia casa, perché vivo da solo. Per fortuna mi hanno dato una mano i vicini». Con quale stato d’animo rientrerà?

«Sono contento, è evidente. Ma anche deluso dall’America. In tutto questo tempo ho visto entrare negli Usa migliaia di immigrati in modo illegale, mentre noi che lavoriamo lì da anni siamo stati trattati con troppa durezza».

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