Corriere della Sera

Perché mancano i prof

- Di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Al Nord nei posti liberi supplente 1 su 2 Il caso degli insegnanti di sostegno

Tutti in classe sì, ma dove sono gli insegnanti? Se lo chiedono in questi giorni genitori e studenti che ancora hanno orari dimezzati e ore buche in attesa della nomina del prof. Succede soprattutt­o al Nord, come è regola da diversi anni. In Lombardia, al termine dell’ultima tornata di assunzioni, sono rimasti scoperti più della metà dei posti, in Veneto e Piemonte mancano 3 prof su 5. Ma anche nelle regioni tradiziona­lmente considerat­e come «bacino» degli insegnanti non è andata bene: in Campania è rimasta vuota una cattedra su 4 e in Sicilia 2 su 5. Arriverann­o i supplenti. Sì, ma quando? «Siamo molto più avanti dello scorso anno quando gli ultimi contratti annuali li abbiamo chiusi a marzo», spiega Cristina Costarelli presidente dell’Associazio­ne presidi del Lazio.

E infatti è vero che il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha mantenuto la promessa di fare le immissioni in ruolo entro fine agosto e di assegnare i supplenti prima del 13 settembre. «Uno sforzo titanico» fatto dall’amministra­zione scolastica per anticipare i tempi. Ma poi qualcosa è andato storto. Le assunzioni così, di gran carriera, una settimana prima della prima campanella sono stati assegnati più di 110 mila contratti fino a fine giugno. Perfino il concorso Stem per professori di matematica fisica e informatic­a bandito in extremis quest’estate è andato avanti senza intoppi: dei seimila posti in palio, però, fra defezioni e bocciature finora ne sono stati assegnati duemila, anche se c’è tempo fino a fine ottobre. A Milano, su quasi 600 posti scoperti per matematica alle medie, ne sono arrivati dal concorso solo 234, più appena tre (un flop) con la procedura straordina­ria varata dal governo per i precari di prima fascia.

Le graduatori­e provincial­i da cui si attingono i supplenti — rifatte lo scorso anno — sono ancora piene di errori che ritardano ulteriorme­nte le assunzioni. Non solo, Uffici scolastici e sindacati lamentano un altro fenomeno: una marea di rinunce. Da parte di professori di tutte le materie, da matematica a italiano, per non parlare dell’emergenza sostegno.

«Io devo ancora assegnare 480 cattedre: 180 su posto comune più 300 per il sostegno — dice il provvedito­re di Brescia Giuseppe Bonelli —. Ma rispetto al 2020, non c’è paragone. L’anno scorso di questi tempi erano vuoti ancora 4.000 mila posti, per riempirli tutti c’è voluto fino a Natale». Certo pesano le rinunce, circa 400 in tutta la provincia, ma Bonelli è ottimista, spera di chiudere la pratica in un mese.

Decisament­e più allarmato appare Massimilia­no Sambruna della Cisl di Milano. Nel capoluogo lombardo restano ancora da assegnare circa 4.000 mila posti, in gran parte sul sostegno, più altri 700 posti in deroga sempre sul sostegno. «Qui da noi, su 12 mila posti scoperti, ne avremmo già piazzati diecimila — dice Sambruna —. Peccato che duemila supplenti si siano tirati indietro all’ultimo». Come

mai tutte queste rinunce? «C’è chi ha già un altro lavoro ma anche chi, fatti due conti, preferisce starsene a casa con il reddito di cittadinan­za. Purtroppo non è possibile fare controlli incrociati». E poi ci sono i docenti delle paritarie che, proprio perché sono stati chiamati dalla scuola statale, riescono a strappare un aumento e decidono di restare dove sono. E i prof già di ruolo che candidando­si a fare i supplenti speravano di essere assegnati a un’altra scuola più congeniale per loro. Per matematica, le nomine dei supplenti sono arrivate solo venerdì scorso perché prima bisognava assegnare il posto ai vincitori del concorso sprint. Peccato che fra questi supplenti, quelli che hanno anche la specializz­azione sul sostegno avessero già accettato l’altro incarico e ora andranno sostituiti, pescando come purtroppo accade tutti gli anni anche fra chi non ha alcun titolo per lavorare con i disabili.

Le ragioni dei «buchi»: la concorrenz­a delle paritarie e i no ai trasferime­nti

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