Il summit del Ppe a Roma «Ora basta con l’unanimità»
Weber: stop almeno in politica estera. Oggi videomessaggio di Berlusconi
Sono almeno tre i messaggi che emergono dal primo giorno della riunione dei vertici del Partito popolare europeo a Roma. I rapporti con gli Stati Uniti, dai quali ci saremmo aspettati «più collaborazione, più informazione e più coinvolgimento», dice il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, e non solo sul dossier Afghanistan. I rapporti fra gli Stati stessi della Ue, che ormai devono fare una riflessione per «superare il meccanismo dell’unanimità», almeno in politica estera, difesa e immigrazione, secondo Manfred Weber, capogruppo in Parlamento e probabile futuro presidente del partito. E infine una frenata sulle possibili modifiche al patto di Stabilità, necessità invece rilanciata dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni.
All’hotel Westin, dove oggi è atteso un videomessaggio di Silvio Berlusconi, ci sono anche i vertici italiani del Ppe a cominciare da Antonio Tajani, che partecipa ai dibattiti della prima sessione di lavori. Una riflessione a tutto campo sul futuro della Ue, approfondimenti specifici su politiche agricole e dell’immigrazione. E su quest’ultimo tema il dibattito è molto franco: Schinas dice che i tempi possono essere maturi per un accordo il prossimo anno, «dopo le elezioni francesi», mentre fa capolino anche il tema di una «sovranità europea» riveduta e corretta, tema rilanciato anche dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, e ripreso anche da Weber e Schinas.
Un po’ per tutti la Ue non può guardare al futuro con tranquillità se non si darà regole diverse, proprio su temi strategici come immigrazione, dimensione esterna e difesa comune: occorre un concetto di sovranità che non può più convivere con l’unanimità che spesso ha bloccato o ritardato l’efficacia delle principali politiche di Bruxelles. Weber lo dice in modo molto esplicito, almeno sulla politica estera, «l’Europa deve arrivare ad un nuovo livello di cooperazione: dobbiamo abolire il meccanismo di decisione all’unanimità».
Un riflessione che coinvolge anche le relazioni fra Bruxelles e Washington: «Ovviamente c’è interesse ad avere una relazione transatlantica basata su uno spirito di cooperazione, comprensione e lavoro insieme e ovviamente questo solleva la questione della difesa dell’Ue e dell’autonomia strategica, e capire che gli europei non devono più stare sotto un ombrello che tiene qualcun altro ma devono avere il proprio ombrello», aggiunge Schinas.
Che come Weber, anche sui migranti, pensa che il principio dell’unanimità «ci porta continuamente ad un fallimento, almeno se non viene superato, e oggi il problema non è più finanziario, non è dei progetti o dei mezzi, ma è che non abbiamo una politica dell’immigrazione perché tutti pensano che sia un problema dell’altro e non proprio, ma i confini della Ue sono di tutti, non possono essere solo un problema di cinque Stati del Sud europeo».
La spinta per una sovranità europea che non può convivere con vecchie regole