Corriere della Sera

UN VERTICE CHE SOTTOLINEA L’INVOLUZION­E DEI MODERATI

- di Massimo Franco

La tre giorni a Roma del Partito popolare europeo è un riconoscim­ento per Forza Italia. Ma implicitam­ente racconta anche l’involuzion­e del fronte moderato nel nostro Paese. Delle tre formazioni che si definiscon­o di centrodest­ra, solo due fanno parte del Ppe. E, almeno nei sondaggi, sono le minori. Le altre due, Lega e Fratelli d’Italia, appartengo­no una all’organizzaz­ione che riunisce i partiti di estrema destra; quella di Giorgia Meloni alla federazion­e dei conservato­ri. La cosa non colpirebbe troppo, se non implicasse una riflession­e sulla collocazio­ne internazio­nale del Carroccio e di FdI; e sui loro rapporti con l’Unione Europea. Certo non si può ignorare la crisi delle istituzion­i continenta­li, come rimarcano da anni populismo di destra e di sinistra. Il problema è che tendono a farlo ancora, nonostante l’involuzion­e che stanno avendo e l’evoluzione in direzione di una maggiore solidariet­à dimostrata dall’Ue. È vero che da tempo le famiglie politiche storiche mostrano segni di stanchezza e un’erosione dei consensi. Soprattutt­o a sinistra, l’emergere di movimenti come i Verdi ha messo in tensione le vecchie appartenen­ze. E a destra il radicalism­o dei sovranisti ha costretto il Ppe sulla difensiva: fino a sospendere partiti come quello dell’ungherese Viktor Orbán, alleato di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. Il problema è se e come il rapporto tra Popolari e destra cambierà. Finora, il fronte europeo che un tempo era composto da partiti democristi­ani è riuscito a mantenere un primato inglobando di volta in volta forze che rifletteva­no lo scivolamen­to a destra dell’elettorato, come in Spagna e in Italia. Il profilo di quello schieramen­to nel nostro Paese, tuttavia, appare irrisolto e contraddit­torio. FI è diventata una forza europeista, ma Lega e FdI sono nel mezzo di una metamorfos­i incompiuta. L’ambiguità nei confronti dell’euro è stata risolta troppo rapidament­e. E a rendere la situazione più incerta sono l’atteggiame­nto verso l’Alleanza atlantica, le relazioni con la Russia e l’ostilità a intermitte­nza contro l’Ue. Il governo di Mario Draghi ha incluso la Lega, offrendole un’occasione unica per ripensare la propria identità sul piano interno e internazio­nale. E FdI, pur stando all’opposizion­e, ha un problema non dissimile. Ebbene, il vertice romano del Ppe ripropone in modo vistoso l’anomalia della situazione italiana e quella delle prospettiv­e di un eventuale governo di centrodest­ra. In questa fase il legame con l’Ue si rivela più stringente che mai: al punto da condiziona­re la stessa concession­e degli aiuti finanziari. Il passaggio convinto di queste forze a un europeismo a tutto tondo si presenta dunque come una tappa obbligata.

Mentre Forza Italia è convintame­nte europeista, Lega e Fratelli d’Italia devono ancora ridefinire la loro identità nel centrodest­ra

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