Corriere della Sera

La rete di società off-shore nel patrimonio di Marella La guerra legale a Ginevra

Così Margherita vuole azzerare l’eredità di Gianni Agnelli

- di Mario Gerevini e Fabrizio Massaro DAI NOSTRI INVIATI

«Confermate gli atti dell’eredità di Gianni Agnelli». «No, azzerate tutto, fin dal 2004». Ecco le carte della causa civile svizzera tra John Elkann e la madre Margherita Agnelli, che va avanti da anni nel riserbo più totale. Il 13 settembre il tribunale di Ginevra ha fissato definitiva­mente la propria competenza dopo un’infinita sequenza di diatribe, rimpalli ed errori processual­i. In gioco miliardi e potere, compresa la cassaforte Dicembre, oggi al 60% di John Elkann e al 20% ciascuno dei fratelli Lapo e Ginevra, vertice di un impero da 30 miliardi che attraverso Exor ha quote tra l’altro in Stellantis (14,4%), Ferrari (23%), Juventus (64%), Repubblica e Stampa. Il Corriere ha consultato vari atti del procedimen­to da cui si scopre anche che Marella Caracciolo, la vedova dell’Avvocato morta nel 2019, ha lasciato un testamento datato 12 agosto 2011 e aggiornato il 14 agosto 2012 e poi il 22 agosto 2014. Unici eredi, i tre nipoti Elkann.

C’è un passaggio nella ricostruzi­one dei giudici che lascia intuire quanto i rapporti famigliari siano dominati da sospetti, diffidenze e condiziona­ti da codici e strategie legali. È il giorno doloroso in cui i tre Elkann, la madre e gli altri nipoti (Margherita ha avuto altri cinque figli con il secondo marito Serge de Pahlen), accorrono a Villa Frescot: la nonna Marella è morta all’alba. «Lo stesso giorno — è scritto negli atti —, cioè il 23 febbraio 2019 John, Lapo e Ginevra Elkann, tramite l’avvocato Harold Frey di Zurigo, hanno presentato un’istanza contro la madre nel cantone di Berna: hanno concluso che il patto era valido e che Margherita Agnelli non era l’erede della defunta». Il nodo è proprio questo. Negli uffici giudiziari di Place du Bourg de Four, nel cuore di Ginevra, ora si giocano i supplement­ari di una lunga saga familiare.

Il patto del 2004

Tutto ha origine nel 2004 dal patto madre-figlia sulla succession­e dell’Avvocato. A Margherita vanno beni per un totale di 1,3 miliardi in cambio della rinuncia all’eredità del padre. Con un «patto successori­o» la figlia rinuncia poi alla futura eredità della madre. Ma nel 2007 Margherita va in tribunale sospettand­o l’esistenza di miliardi nascosti all’estero. Le sue pretese vengono definitiva­mente respinte dalla Cassazione nel 2015. La guerra legale cambia solo campo di battaglia.

Nel 2009 è Marella ad aprire il fronte ginevrino chiedendo una pronuncia di validità dei patti con la figlia. La domanda viene per due volte ritenuta «inammissib­ile» dai giudici. Marella ci riprova nel 2016, con il nipote John al suo fianco in giudizio. Margherita contrattac­ca chiedendo ai giudici di considerar­e nulle le intese del 2004. Il motivo? Occorreva la forma notarile. Dopo 17 anni e nonostante le sconfitte in Italia, Margherita tiene aperta la partita.

La rete off-shore

Altre carte svizzere — di cui il Corriere è in possesso — farebbero presumere l’esistenza di un patrimonio finora sconosciut­o. Sono documenti depositati in un procedimen­to penale intentato da Margherita contro Morgan Stanley e archiviato dai giudici di Zurigo, relativi a una ventina di società off-shore in paradisi fiscali come le British Virgin Islands. Di quattro — Bundeena Consulting, Silver Tioga, Layton e dell’unica nota, Sikestone — Marella Caracciolo è indicata come beneficiar­io economico. Morgan Stanley le attribuisc­e un patrimonio di 900 milioni di dollari. Altre 15 società sono ricondotte genericame­nte a «Members of the Agnelli family». Le date sui beneficial owners sono successive sia alla morte di Gianni Agnelli (2003) sia ai patti madre-figlia (2004). Anche questi documenti sarebbero confluiti nella causa di Ginevra. Perché Marella si intesta società offshore? Dove è finito quel tesoro? E chi sono i «Members of the Agnelli family»?

I legali dei fratelli Elkann avevano già fatto sapere che gli assetti della Dicembre non possono essere messi in alcun modo in discussion­e. Ora, interpella­ti dal Corriere, affermano che la tesi di un «presunto tesoro nascosto è una storia assai vecchia e da tempo conclusa: tutte le autorità svizzere cui Margherita si era rivolta accusando la madre le hanno dato sempre torto. Margherita de Pahlen ha stipulato gli accordi successori quando la Fiat era in difficoltà ed ha così deciso di preferire, alla Fiat, ingentissi­me attività liquide e straordina­rie opere d’arte. Non ha mai sostenuto di essere stata in alcun modo ingannata o indotta in errore. Ha avuto quello che ha voluto».

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(Ansa) La nonna Da sinistra, John Elkann, presidente di Stellantis e Exor; sua nonna Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli; il fratello Lapo, presidente e principale azionista di Italian Independen­t. Marella è scomparsa nel 2019
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Il documento riservato Morgan Stanley attribuisc­e a Marella Caracciolo un patrimonio pari a 900 milioni dollari
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Margherita Agnelli, figlia di Gianni e Marella

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