I tre scienziati che progettano le energie pulite del futuro
Il premio «Lombardia è ricerca» ai lavori più avanzati sull’idrogeno
Un team di scienziati europei al lavoro per produrre idrogeno a basso costo. Una sfida per i centri di ricerca di tutto il mondo che ha come posta in gioco la produzione di energie a impatto zero per l’ambiente, imitando la fotosintesi delle piante. A questo traguardo scientifico raggiunto da un trio franco-italotedesco è stato assegnato a Milano il premio «Lombardia è ricerca», un milione di euro dedicato a lavori che combinano innovazione e sostenibilità ambientale. Isolare l’idrogeno significa per la scienza «costruire» molecole per produrre non solo combustibili puliti ma anche fibre e nuovi materiali di sintesi .
Pierre Joliot, Marcella Bonchio e Markus Antonietti — su 62 candidature arrivate da centri di ricerca e università internazionali — si aggiudicano l’edizione 2020-2021 (biennale a causa della pandemia) del riconoscimento promosso da Regione Lombardia in partnership con il Corriere della Sera e assegnato da una giuria di 15 scienziati italiani fra cui Silvia Bordiga, professore di Chimica Fisica all’università di Torino, Giulio Cerullo, docente di Fisica della Materia al Politecnico di Milano e Giuseppe Remuzzi direttore dell’istituto di ricerca Mario Negri. Hanno vinto tre scienziati i cui lavori corrispondono all’obiettivo del contest: «Abbiamo premiato le ricerche che meglio coniugano la sostenibilità ambientale per il miglioramento della qualità della vita — ha argomentato il verdetto il presidente del premio Andrea Ferrari, professore di nanotecnologia all’università di Cambridge — soprattutto per traghettare verso nuovi modelli di sviluppo e renderli fruibili all’industria green nei prossimi decenni». L’impegno per gli scienziati — che verranno premiati il prossimo 8 novembre al teatro alla Scala in occasione della «Giornata della ricerca» dedicata alla memoria di Umberto Veronesi — è istituire rapporti di collaborazione con centri di eccellenza della Lombardia allo scopo di dare ulteriore sviluppo ai loro progetti. In concreto, il 70 per cento delle risorse dovranno essere impiegate sul territorio regionale. Scorrendo le biografie dei premiati spicca quella del parigino Pierre Joliot, classe 1932, e figlio di Frédéric e Irène JoliotCurie, entrambi vincitori del Premio Nobel per la chimica nel 1935, e nipote di Pierre e Marie Curie, vincitori anch’essi di due premi Nobel e fra gli scopritori della radioattività. Joliot, professore onorario al Collège de France, ha lavorato alla «ricostruzione» in laboratorio del motore biologico della fotosintesi, mentre all’università di Padova la milanese Marcella Bonchio — prorettrice alla ricerca scientifica dell’ateneo veneto — ha realizzato in laboratorio un sistema chimico che riproduce la scissione dell’acqua in ossigeno e idrogeno. E a Berlino Markus Antonietti — docente di Chimica all’università di Potsdam — ha utilizzato allo stesso scopo una sostanza sintetica capace di dividere l’acqua in idrogeno e ossigeno. Una volta implementate, le ricerche verranno impiegate nella motorizzazione pulita, nell’agricoltura e nelle microtecnologie. «Siamo in disequilibrio dal punto di vista ambientale — ha ricordato la giuria nelle sue motivazioni — e replicare i meccanismi della fotosintesi ci permette di aumentare la produttività delle piante coltivate e riequilibrare l’anidride carbonica in eccesso e non più assorbibile dal nostro pianeta». Presenti all’annuncio dei vincitori a Palazzo Pirelli il presidente della Regione Attilio Fontana e l’assessore all’Istruzione e ricerca Fabrizio Sala che con la quarta edizione del premio hanno rinnovato «l’interesse della Regione nel sostenere la ricerca scientifica che ha fra i suoi obiettivi l’applicazione in ambito tecnologico e produttivo».
Il verdetto
«Un lavoro che coniuga sostenibilità ambientale e migliore qualità della vita»