Emmy, trionfa «The Crown» ma la sorpresa è «Ted Lasso»
Ci sono regine che dominano incontrastate e ci sono anche outsider tra i premiati degli Emmy Awards 2021. La cerimonia, che ha visto tornare sul red carpet le star della tv dopo i collegamenti da casa dello scorso anno, ha prevedibilmente incoronato «The Crown» tra le serie drammatiche e «La regina degli scacchi» tra le miniserie, con gran bottino di Netflix (44 premi totali), mentre sul fronte della commedia a trionfare è stata «Ted Lasso», un titolo Apple Tv+ meno blasonato rispetto ai due precedenti che però ha fatto breccia nel cuore degli spettatori.
«Ted Lasso», storia di un coach di football americano che si ritrova ad allenare una squadra di calcio britannica pur essendo totalmente a digiuno in materia, ha spadroneggiato nella classe comedy aggiudicandosi ben sette statuette, di cui quattro nelle categorie principali.
Oltre a quella come miglior serie, il protagonista Jason Sudeikis ha vinto anche come miglior attore e i due colleghi Hannah Waddingham e Brett Goldstein come migliori interpreti non protagonisti. Merito del lavoro di gruppo, ha commentato Sudeikis, in linea con lo spirito della serie, più attenta alle persone che alla mera competizione sportiva: «È una grande vittoria di tutta la squadra ed è questa la cosa più bella», ha detto l’attore e comico, 46 anni, che di «Ted Lasso» è anche creatore, insieme a Bill Lawrence e Brendan Hunt.
Il suo Ted, allenatore incompetente trapiantato in Inghilterra, non sa di essere stato ingaggiato proprio per portare al fallimento la squadra di calcio. Prova quindi a svolgere il suo compito con entusiasmo, al meglio della sua inesperienza, rivelandosi poi meno sprovveduto di come appare. L’umorismo, i personaggi e il messaggio positivo della serie sono stati gli ingredienti chiave delle prime due stagioni, mentre una terza è già stata confermata.
Ma a fare appello allo spirito di squadra non è stato solo Sudeikis: Kate Winslet, premiata per «Omicidio a Easttown» ha allargato il suo ringraziamento alle colleghe candidate con lei: «Nel decennio che deve essere quello in cui le donne si sostengono a vicenda, vi saluto, vi sostengo e sono orgogliosa di voi», ha detto.
Delusione, invece, per chi si aspettava una cerimonia all’insegna dell’inclusione e della diversità: se da un lato i vincitori potevano scegliere di non avere riferimenti gender nel loro premio ed essere chiamati genericamente «performer», dall’altro, su 42 nomination andate ad artisti di colore, le vittorie sono state soltanto due.