Da Parsifal al Pirata «Avvicino Wagner al mondo del Cigno»
Solenghi e la «Flânerie» in ricordo di Sinopoli
«Un modo di ricordare Sinopoli a vent’anni dalla morte, uno spunto per allontanare Wagner dalle immagini che tutti abbiamo — il Nord profondo e brumoso, con il suo Walhalla e i suoi miti — e avvicinarlo al Mediterraneo grazie a Bellini. Perché Wagner ammirava la sua musica, le sue melodie e i suoi melodrammi, e in qualche modo lo poteva sentire vicino: quella di Bellini non è semplicemente la Sicilia dei limoni, ma è la Magna Grecia, un mondo che conserva orgoglioso i fasti del suo glorioso passato, la sua profondità arcaica e mitica».
Questo è il cuore di Flânerie tra genio, mito e musica, uno spettacolo ideato da Antonino Rapisarda, con testi firmati da Costanza Di Quattro e la regia di Giovanni Sinopoli, figlio del grande direttore. A illustrarlo è Tulio Solenghi: il nome probabilmente a sorpresa in un festival lirico, tanto più che sarà proprio il comico celebre per il trio con Marchesini e Lopez a impersonare Wagner e a dialogare sul palco con Bellini, interpretato da Mario Incudine. «Non solo — si entusiasma Solenghi —, avremo con noi il coro e l’orchestra del Teatro Bellini, più alcuni cantanti che affronteranno arie celeberrime come “Casta diva”: sarà un confronto musicale tra Parsifal, Lohengrin, Tannhauser e Il pirata, I puritani, Norma, con al centro alcuni estratti
Quella di Bellini non è la Sicilia dei limoni, ha i fasti della Magna Grecia
Amo la classica, faccio il bagno ascoltando la Follia di Corelli
L’attore interpreta il compositore tedesco, Mario Incudine quello catanese
dalla Lou Salomé di Sinopoli. Arie, cori, parti orchestrali che esemplificheranno quanto le note di Bellini ispirarono, anche in modi molto puntuali, le opere di Wagner. Io stesso, iniziando ad approfondire la figura del compositore tedesco, sono rimasto colpito da certe vicinanze: ci sarà un momento in cui i due arriveranno quasi a dialogare direttamente. Sono rimasto colpito anche dall’uomo Wagner: non essendo musicista ma attore, ho pensato di portare sul palco Wagner come personaggio, scandagliandone l’umanità e cercando di far emergerne i tratti che più mi hanno calamitato».
Attore, questa volta serio e non comico; ma appunto attore, chiamato a lavorare in una dimensione eminentemente musicale. «Io adoro la musica classica! Soprattutto il barocco di Bach e Vivaldi e il primo classicismo di Mozart; e non sto parlando di pochi brani che tutti conoscono, ma di gran parte dei loro cataloghi. Anzi, le confesso che io non faccio la doccia, ma solo il bagno nella vasca — è il momento in cui davvero mi isolo e mi rilasso — e sempre, immancabilmente, tutte le volte, faccio il bagno ascoltando la Follia di Corelli; non nelle versioni e citazioni di Vivaldi — comunque stupenda — o Handel o Liszt, ma solo quella di Corelli. E aggiungo che i miei gusti virano anche sull’ancor più antico, arrivano ad esempio al Rinascimento di un Landini».
Solenghi snocciola titoli, di sinfonie e sonate, ma ammette che l’approdo alla lirica fu casuale: «Una volta andai a sentire l’operetta, mi piacque, qualche sera dopo ero a cena con Massimini e tra una chiacchiera e una battuta gli cantai l’aria “del catalogo” di Leporello; mi disse che avevo una voce bella ma da rinforzare. Mi consigliò un insegnante a Roma da cui andai per due anni. Da li nacque uno spettacolo dedicato a Mozart: ha scritto 626 opere secondo il catalogo Kochel, ma pensiamo al Don Giovanni: “vale” un solo K, il 520, ma quante arie quanti capolavori ha dentro? Mozart avrà scritto 626 opere, ma ha composto migliaia di capolavori».
Dovesse interpretare un personaggio, «sarei indeciso tra Leporello e Papageno, forse perché sono comici e li trovo affini; per Bellini... andrei a Casablanca e poi canterei Sonnambula».