Bergamo rientra e subito riesce dall’Aia
Il caso Bergamo è già chiuso, anche se lascia dietro di sé uno strascico pesante di tensioni, voci, contrapposizioni. Da una parte gli arbitri, dall’altra la Federazione, in mezzo uno dei protagonisti di Calciopoli, una storiaccia che anche a distanza di 15 anni non può essere dimenticata. Attraverso una delibera dell’Aia, Bergamo è stato reintegrato nei quadri dell’Associazione presieduta da Trentalange: ne era uscito proprio all’epoca di Calciopoli, quando si era dimesso evitando così il processo sportivo che aveva portato alla squalifica e anche alla radiazione di molti dei tesserati coinvolti. Il ritorno dell’ex designatore nel mondo arbitrale è stato reso possibile da una nuova norma, secondo la quale è possibile essere riammessi nell’Aia anche se si è usciti da più di quattro anni. Da qui il recupero di Bergamo, che nelle intenzioni di Trentalange — e forse ancora di più del suo vice Baglioni — avrebbe dovuto rendersi utile alla crescita dei giovani nella sua sezione, quella di Livorno. Nessun incarico di responsabilità a livello nazionale, insomma, ma il tentativo di sfruttare la sua esperienza con i ragazzi, un punto debole degli arbitri da tempo alle prese con le crisi di vocazione. Il reintegro di un personaggio così discusso, però, non poteva passare inosservato né essere accettato in silenzio dalla Federazione; le voci di suoi interventi diretti e di sue chiamate agli arbitri di A (negate con fermezza dagli interessati) hanno creato ulteriore subbuglio. Gravina è intervenuto con decisione, forte anche di quanto stabilito dall’articolo 36 delle Noif al punto 7: «È vietato il tesseramento di chiunque si sia sottratto volontariamente, con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento, a un procedimento instaurato o a una sanzione irrogata nei suoi confronti». Parole che aderiscono al caso Bergamo. La situazione è diventata potenzialmente esplosiva, i rapporti tra Figc e Aia hanno ricevuto uno scossone. Finché non si è arrivati alla fine della vicenda: Bergamo rimane fuori dall’associazione degli arbitri.