Corriere della Sera

Fedriga: sì al green pass per non richiudere più

Il governator­e leghista: Salvini ha cercato equilibrio La linea del nostro partito è quella delle Regioni

- di Cesare Zapperi

Il governator­e Fedriga: «Sì al green pass per non chiudere ancora il Paese».

Presidente, ma dopo settimane di proclami e di distinguo dentro e fuori il governo e la maggioranz­a, le pare che sulla necessità del green pass ci sia più chiarezza?

«L’utilità del green pass va ribadita — spiega Massimilia­no Fedriga, governator­e leghista del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni —. Ed è tanto più importante perché è lo strumento che ci consente di tenere aperto quello che un anno fa veniva chiuso».

Cosa intende dire?

«Che il certificat­o ci permette di non avere più lockdown. Significa poter garantire a chi ha attività economiche che non chiuderà e a chi vuole investire che potrà farlo senza problemi».

Le critiche

Insomma, c’è un rilancio, una sorta di scambio.

«No, è solo una questione di coerenza. Dobbiamo mandare un messaggio chiaro al Paese, assicurare la certezza che il rispetto delle prescrizio­ni comporta il beneficio di riacquista­re piena libertà».

Ma il green pass non è uno strumento di tutela della salute. Non si sostituisc­e al vaccino.

«È una misura per rendere più sicura la salute dei cittadini. Dobbiamo lavorare su questo. Spero, anzi, che si faccia di più per combattere tutte le fake news che circolano sui vaccini e che condiziona­no una fetta di cittadini che più che contrari sono in preda a dubbi e paure».

Ne è convinto?

«La paura non va condannata, ma capita e smentita con argomentaz­ioni solide. Nessuno dice che il vaccino anti Covid garantisce una copertura al 100 per cento, ma questo non è mai avvenuto con nessun vaccino. Qui si tratta di ridurre il danno al minimo».

La questione «sì green pass uguale no lockdown» l’avete già posta in modo formale al governo?

«Sì, a luglio. Abbiamo detto che nelle zone rosse e arancioni le attività non vanno chiuse. E anzi, va concessa la possibilit­à di aprire a chi, le discoteche, finora non ha potuto farlo».

Qual è stata la risposta?

«C’è nel secondo decreto sul green pass, laddove si è prevista per ottobre una verifica della situazione».

Tornando alle fake news e ai messaggi contraddit­tori. La Lega ha dato il suo contributo con le uscite di diversi esponenti. Basta fare i nomi di Claudio Borghi e Francesca Donato.

«Il caos è stato generalizz­ato. Molti hanno assunto posizioni altalenant­i. Io penso si debba usare di più la ragione anziché alimentare la confusione».

Il segretario del suo partito mai come in questo momento è discusso anche al vostro interno. Lei ha apprezzato come si è mosso?

«Guardi, Salvini, come me del resto, non ha utilizzato la pandemia per andare a caccia di voti. Ha cercato un equilibrio, sforzandos­i di ascoltare anche le posizioni di chi non è convinto dei vaccini. Ora bisogna evitare guerre per bande. Chi ha compiti di responsabi­lità deve aiutare il Paese a rialzarsi. Il tentativo di Salvini è stato quello di non condannare nessuno».

Ma qual è la posizione vera della Lega?

«Quella che è stata indicata nel documento firmato congiuntam­ente dai governator­i e dal segretario».

Il segretario del Pd Letta quasi ogni giorno invita la Lega ad uscire dal governo. Perché non lo fate?

«Per me, invece, deve starci e bene ha fatto ad entrarci. È stata una scelta difficile ma di grande responsabi­lità. Il primo partito non poteva non assumersel­a. E noi siamo lì per dare risposte».

Ma il litigio continuo quanto può durare?

«La maggioranz­a è eterogenea e sostiene un governo d’emergenza. È normale che il dibattito tra le forze politiche sia acceso».

Anche lei è impegnato in campagna elettorale per dare sostegno ai candidati del centrodest­ra. Ma nelle grandi città rischiate un altro 5-0 con le divisioni che sono emerse.

«Sono più ottimista. Nella mia Regione, anche grazie al grande lavoro che stiamo facendo con il mio vice Riccardo Riccardi, ci sono buone possibilit­à che escano delle sorprese. Detto questo, il centrodest­ra è comunque presente compatto ovunque, mentre non mi pare che Pd e M5S siano sempre insieme».

Molti hanno assunto posizioni altalenant­i. Va usata la ragione, non si alimenti la confusione

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