Corriere della Sera

NUOVA CALEDONIA INDIPENDEN­TE? UN’ALTRA SCONFITTA PER LA FRANCIA

- di Stefano Montefiori

«La Francia sarebbe meno bella senza la Nuova Caledonia», ha detto Emmanuel Macron durante la visita di fine luglio in Polinesia francese. Soprattutt­o, senza la Nuova Caledonia, la Francia subirebbe una nuova sconfitta nell’area Indopacifi­ca, dopo la crisi dei sottomarin­i con l’Australia e la nascita dell’alleanza rivale Aukus (Australia, Regno Unito, Stati Uniti). È una vicenda che riguarda la Francia e i suoi territori d’Oltremare, ovviamente, ma anche l’Unione europea. Il 12 dicembre la Nuova Caledonia, collettivi­tà francese nel Pacifico, vota nel terzo e ultimo referendum per l’indipenden­za. L’esito è incerto: i 250 mila neocaledon­iani potrebbero restare francesi o fondare un nuovo Stato, «Kanaky». Ora che Francia e Australia non sono più legate dal «contratto del secolo» per la fornitura dei 12 sottomarin­i e neanche dall’intesa per una politica comune nel Pacifico, il referendum diventa ancora più importante. Da Parigi adesso si guarda con un certo nervosismo alla possibile influenza sulla Nuova Caledonia del vicino australian­o, ormai ex alleato e quasi avversario. La questione non riguarda solo la Francia ma tutta l’Europa, o almeno questo è quello che Parigi cerca di trasmetter­e in queste ore. L’area Indo-pacifica è cruciale per i destini del mondo: qui vivono i tre quinti della popolazion­e mondiale, viene prodotto il 60% della ricchezza, e questo è il teatro della nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina. La Francia, e l’Europa, non possono stare a guardare. Ieri sera a New York, in margine all’Assemblea generale dell’Onu, i ministri degli Esteri dei 27 si sono finalmente riuniti per esprimere solidariet­à alla Francia, e la presidente Ursula von der Leyen è finalmente intervenut­a per dire che «la Francia è stata trattata in modo inaccettab­ile». Ma ci sono voluti molti giorni per questa reazione. Se gli alleati europei non sono scattati subito, è anche perché persiste una certa dose di ambiguità sugli aspetti militari e politici della questione. Quando nel 2016 il ministro francese Jean-Yves Le Drian firmò il contratto dei sottomarin­i a Adelaide, in Australia, lo fece dopo avere vinto la concorrenz­a della Germania, e firmò quel contratto a nome della Francia, non dell’Europa. Lo schiaffo patito da Washington e Canberra spinge ora la Francia a insistere ancora di più per una «autonomia strategica» dagli Stati Uniti, nel Pacifico della Nuova Caledonia e anche nell’Atlantico, arrivando a ridiscuter­e il ruolo della Nato. Ma gli alleati europei, la Germania prima di tutto, sembrano non avere la stessa fretta.

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