NUOVA CALEDONIA INDIPENDENTE? UN’ALTRA SCONFITTA PER LA FRANCIA
«La Francia sarebbe meno bella senza la Nuova Caledonia», ha detto Emmanuel Macron durante la visita di fine luglio in Polinesia francese. Soprattutto, senza la Nuova Caledonia, la Francia subirebbe una nuova sconfitta nell’area Indopacifica, dopo la crisi dei sottomarini con l’Australia e la nascita dell’alleanza rivale Aukus (Australia, Regno Unito, Stati Uniti). È una vicenda che riguarda la Francia e i suoi territori d’Oltremare, ovviamente, ma anche l’Unione europea. Il 12 dicembre la Nuova Caledonia, collettività francese nel Pacifico, vota nel terzo e ultimo referendum per l’indipendenza. L’esito è incerto: i 250 mila neocaledoniani potrebbero restare francesi o fondare un nuovo Stato, «Kanaky». Ora che Francia e Australia non sono più legate dal «contratto del secolo» per la fornitura dei 12 sottomarini e neanche dall’intesa per una politica comune nel Pacifico, il referendum diventa ancora più importante. Da Parigi adesso si guarda con un certo nervosismo alla possibile influenza sulla Nuova Caledonia del vicino australiano, ormai ex alleato e quasi avversario. La questione non riguarda solo la Francia ma tutta l’Europa, o almeno questo è quello che Parigi cerca di trasmettere in queste ore. L’area Indo-pacifica è cruciale per i destini del mondo: qui vivono i tre quinti della popolazione mondiale, viene prodotto il 60% della ricchezza, e questo è il teatro della nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina. La Francia, e l’Europa, non possono stare a guardare. Ieri sera a New York, in margine all’Assemblea generale dell’Onu, i ministri degli Esteri dei 27 si sono finalmente riuniti per esprimere solidarietà alla Francia, e la presidente Ursula von der Leyen è finalmente intervenuta per dire che «la Francia è stata trattata in modo inaccettabile». Ma ci sono voluti molti giorni per questa reazione. Se gli alleati europei non sono scattati subito, è anche perché persiste una certa dose di ambiguità sugli aspetti militari e politici della questione. Quando nel 2016 il ministro francese Jean-Yves Le Drian firmò il contratto dei sottomarini a Adelaide, in Australia, lo fece dopo avere vinto la concorrenza della Germania, e firmò quel contratto a nome della Francia, non dell’Europa. Lo schiaffo patito da Washington e Canberra spinge ora la Francia a insistere ancora di più per una «autonomia strategica» dagli Stati Uniti, nel Pacifico della Nuova Caledonia e anche nell’Atlantico, arrivando a ridiscutere il ruolo della Nato. Ma gli alleati europei, la Germania prima di tutto, sembrano non avere la stessa fretta.