Se Dante diventa l’anti-Dylan
Dopo mesi di furore dantesco, è legittimo chiedersi: che cosa si può dire ancora di Dante che non sia stato detto in questo Settecentesimo? Un anniversario così ricco di studi, di edizioni, di punti di vista, di iniziative e anche di suggestioni nuove? Si può dire, come abbiamo sentito ripetere tante volte, che Dante è attuale: l’attualizzazione, del resto, è l’arma (comprensibile) di tanti insegnanti che cercano di carpire l’interesse degli allievi proponendo analogie tra il poema e la nostra condizione contemporanea. Ma attuale in che senso? Nel senso che ci parla dell’oggi? Anche, ma senza esagerare: è vero che spesso Dante è stato «addomesticato» soprattutto a servizio della Chiesa o dell’esaltazione nazionalista. Però il pericolo è quello di cadere oggi nell’errore simmetrico: renderlo democratico e visionario al punto da fargli dire ciò che noi (democraticissimi difensori dei diritti civili) vorremmo affermare e rivendicare nel 2021. Ed è invece giusto che a un certo punto ci si fermi. Dunque, fa bene Marco Grimaldi, che è un filologo ma autore anche di libri per un vasto pubblico (l’ultimo è
La poesia che cambia. Come si legge Dante, pubblicato da Castelvecchi), ad avvertire un malcelato fastidio contro le interpretazioni che si spingono oltre. Quelle che vedono nella Commedia un manifesto dell’eterodossia religiosa e magari anche della battaglia di genere (ovviamente ante litteram) o addirittura un palinsesto del gay pride (sempre ante litteram) o una denuncia del capitalismo (idem). Semmai diventa ancora più coraggioso sottolineare non solo le vicinanze (certo a volte clamorose) con le grandi questioni eterne che ci riguardano. Per citarne solo una che in questi ultimissimi tempi è tornata con particolare urgenza: il libero arbitrio in rapporto all’etica, ovvero la responsabilità della scelta. Grimaldi invita a studiare le distanze irriducibili: la visione di una politica imperiale, l’idea della concentrazione finanziaria e dell’usura, la concezione della sessualità (maledettamente medievale), infine l’idea di poesia. Tutta proiettata, per Dante, verso l’utilità del messaggio e dell’impegno nella società, cosa che la gran parte dei poeti dell’ultimo secolo ha decisamente rifiutato, fino a Bob Dylan. Se proprio si vuole ricondurre all’oggi: Dante l’antiDylan... Vuoi mettere?