Il medico del Carroccio: ho votato no, mi ispiro all’Enrico IV
Un suo pubblico sui social inizia ad averlo, soprattutto tra i no vax. Anche se spesso è mascherato dietro nomi fittizi tipo «nonamecatbri», l’utente Twitter di sé dicente «fiera, sorcia, caparbia e mamma orsa iperprotettiva», che commenta «bellissima» allorquando lui, prima dell’ultima battaglia in Parlamento, pubblica sul suo profilo un brano tratto dall’Enrico IV di Shakespeare: «Non vi è corazza più forte di un cuore incontaminato. Tre volte armato è chi difende il giusto. E inerme, sebbene coperto di ferro, è colui la cui coscienza è corrotta dall’ingiustizia». Lui è Guido De Martini, anni 65, cagliaritano, professione oculista, deputato della Lega. Segno particolare: è stato l’unico deputato del Carroccio, tra tantissimi fuoriusciti dai radar di Montecitorio al momento della conta, a votare contro la conversione del decreto sul green pass. Corazzato dal cuore incontaminato, armato dalla certezza di difendere il giusto e mai inerme, a suo dire. «Non rilascio interviste», è la prima cosa che dice. Poi, però, parla: «Io sono nella Lega perché credo nella Lega. Sono d’accordo con la linea della Lega ma su questa cosa non lo sono stato. E ho votato contro». Medico in aspettativa all’Asl, ha conosciuto Salvini partecipando ai tour Bastaeuro del 2014, un giorno si sono parlati al backstage della tappa milanese e da lì un crescendo, fino all’ingresso in Parlamento. «Sono contrario al green pass perché sono contrario all’obbligo vaccinale e a tutto ciò che ci si avvicini o lo proponga surrettiziamente. Tipo il green pass, appunto», scandisce. «Oh», aggiunge, «siamo sempre costretti a fare le cose che dice l’Europa e per una volta che l’Europa non ci impone nulla, ci imponiamo da soli il green pass?», aggiunge in un crescendo, più che rossiniano, shakesperiano. Sbatterà la porta e andrà via, come la collega eurodeputata Francesca Donato? «Io sono nella Lega e voglio restare nella Lega», risponde. E se qualcuno non gli perdonasse il gesto di aver votato contro le indicazioni di partito? «Spero non succeda». E chissà chi comanda, in questa Lega, se Salvini o Giorgetti, quest’ultima opzione è la malignità degli anti green pass. De Martini, senza farsi tradire da tentennamenti o esitazioni, replica: «In un partito comanda il segretario
Se tornassi a lavorare all’Asl farei il vaccino ma sono contrario all’obbligo Spero non ci siano conseguenze Resto nel Carroccio
federale. Che so essere Salvini». In ossequio al principio secondo cui le leggi vanno rispettate, l’oculista della Lega rivendica «di aver fatto i tamponi necessari per spostarmi dalla Sardegna a Roma e votare contro il green pass». Se tornasse all’Asl a lavorare, «farei il vaccino». Quindi è possibile che il vaccino non l’abbia ancora fatto, chiedere è lecito. «Su questo però non rispondo». Nei suoi social, spesso, si affacciano link a siti, diciamo così, di nicchia. In uno degli ultimi pubblicati, un pezzo sulla fantomatica teoria del «Draghistan», che pare un incrocio tra Draghi e Afghanistan. «La prenda per un’iperbole», dice De Martini. Poi saluta e chiude il telefono.