Corriere della Sera

«Basta quarantena quando in classe c’è un solo infetto»

Bertolaso: con almeno l’80 per cento di immunizzat­i togliamo le mascherine nei cinema e nei teatri

- Stefania Chiale

Chi l’ha visto operare in questi mesi in Regione, sa che Guido Bertolaso non è uno che si nasconde. Anzi, in un gruppo è quello che ama spostare, spesso in anticipo sulla tabella di marcia, l’obiettivo un po’ più in là. Il suo secondo atto lombardo, iniziato in salita, oggi viaggia su numeri da primi della classe: il coordinato­re della campagna anti-Covid guarda oltre e lontano (l’allentamen­to delle misure, gli obiettivi, l’Africa). Con una consapevol­ezza: «Fare il numero due non fa per me».

Ha detto che l’uso della mascherina potrebbe essere rivisto. Dove la toglierebb­e?

«Si potrebbe togliere in alcuni luoghi al chiuso, come i cinema e i teatri, in presenza di due requisiti: una copertura vaccinale a due dosi superiore all’80% degli over 12 e la garanzia di controllo del green pass (che oggi non c’è sempre, diciamolo)». Alzerebbe la capienza di cinema e teatri dal 50%?

«Penso che, con le stesse premesse, si possa aumentare almeno all’80%».

E le discoteche chiuse da 20 mesi? Per Matteo Salvini «se qualche gestore farà causa allo Stato farà bene».

«Io non sono un politico e non faccio ragionamen­ti suggestivi per alcuni gruppi di persone, ma penso che, nelle stesse condizioni, si possano equiparare le discoteche a palestre, cinema o teatri».

Dopo una settimana di scuola, in Lombardia 3.705 alunni sono stati messi in quarantena per un caso positivo registrato in classe.

«Quarantena con Dada tappeto per un solo positivo in classe è una misura che va rivista e corretta. I ragazzi devono andare a scuola. Si facciano tamponi anziché metterli tutti in quarantena, sempre in regioni dove la situazione è migliore: purtroppo oggi l’Italia da questo punto di vista non è tutta uguale».

La Lombardia ha numeri da prima della classe, con l’82% di over 12 immunizzat­i e l’88% con almeno una dose in corpo. Come ci è arrivata?

«Con un grande gioco di squadra. Ai lombardi l’opportunit­à di vaccinarsi è sembrata la soluzione alle tragedie che hanno visto e vissuto più che in altre regioni. E noi, dopo i problemi iniziali, abbiamo messo in piedi una macchina da guerra che oggi funziona benissimo (qualsiasi macchina ha bisogno di alcune settimane di rodaggio)».

Per convincere gli ultimi basterà l’estensione del green passo sarebbe per l’ obbligo vaccinale?

«Non sono per l’obbligo vaccinale. Bisogna agire sull’ intelligen­za della gente. L’ ultimo provvedime­nto sull’ obb li godigreenp­ass peri lavoratori è stato essenziale: abbiamo raddoppiat­o del 150% le prenotazio­ni. Oggi i lombardi vaccinabil­i che non hanno ancora aderito sono 1 milione e 50 mila: entro metà ottobre scenderemo sotto il mezzo milione».

La Lombardia vuole aiutare a vaccinare Paesi come la Sierra Leone. Manderete anche operatori?

«Sto scrivendo il progetto e ho già informato il commissari­o Figliuolo. Manderemo vaccini e squadre di medici e infermieri per fare con i locali una grande campagna di vaccinazio­ne, che è insieme di prevenzion­e. In questa partita o siamo tutti o non ne esce nessuno».

È iniziata la somministr­azione della terza dose. Quale percentual­e di adesione possiamo aspettarci?

«Su 150 mila i mm uno compromess­i stiamo vedendo 700-800 prenotazio­ni al giorno. Per fine ottobre raggiunger­emo l’80%: sarebbe già un buon risultato».

Per Pfizer il suo vaccino è sicuro dai 5 anni d’età. Vaccinereb­be i suoi nipoti? «Ho una nipote di 7 anni e mezzo: la vaccinerei subito».

La richiamano a Roma. Carlo Calenda la vorrebbe vicesindac­o. Ci starebbe?

«A malincuore ho rinunciato a fare il numero uno. Stimo Calenda, come Michetti e Gualtieri, ma non sono adatto a fare il numero due». Il suo posto rimane accanto a Fontana e Moratti?

«Il mio posto al momento è vicino ai lombardi fino a quando ce ne sarà bisogno».

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(Ansa) La campagna Una persona consegna i documenti per la terza dose di vaccino anti-Covid all’ospedale Niguarda di Milano

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