Corriere della Sera

Le lacrime del prete pusher «Io nel vortice della cocaina, restituirò i soldi dei fedeli»

Prato, don Francesco: ai partner non dicevo dell’Hiv ma ero in cura

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

Chi è davvero don Francesco, il giovane parroco laureato, colto e brillante destinato a scalare i vertici ecclesiast­ici? Che cosa è diventato? «Non lo so neppure io. Non mi riconosco più, il vortice della cocaina mi ha inghiottit­o — dice in lacrime il sacerdote davanti ai suoi avvocati —. La droga mi ha fatto tradire i miei parrocchia­ni, mi ha spinto a raccontare menzogne, mi ha fatto compiere azioni delle quali mi vergogno. Adesso sono sieroposit­ivo all’Aids. Chiedo a tutti perdono».

Poi, Francesco Spagnesi, 40 anni, pratese di buona famiglia con madre, padre e due fratelli dalla moralità irreprensi­bile e molto religiosi, ha quasi un sussulto. E promette: «Restituirò i soldi che per acquistare la droga ho sottratto alla curia e alla carità dei miei parrocchia­ni. Saranno rimborsati. Venderò tutto quello che è di mia proprietà, anche la casa di montagna». Insieme ai suoi legali ha iniziato a redigere un elenco dei parrocchia­ni che hanno fatto le donazioni. Tanti nomi, seguiti dalle cifre, spesso importanti, che dovevano servire per poveri e bisognosi.

Non sarà un’impresa facile. L’ex parroco dell’Annunciazi­one della Castellina, quartiere altolocato di Prato, arrestato insieme al fidanzato, Alessio Regina 40 anni, per spaccio e importazio­ne internazio­nale di droga e accusato di appropriaz­ione indebita. E da ieri anche di truffa. A quanto pare i soldi dei fedeli li girava sul suo conto corrente.

Complessiv­amente dovrà restituire almeno 200 mila euro (forse 300 mila), perché in anni di tossicodip­endenza e di crisi di astinenza sempre più forti, di denaro ne ha speso tanto. Raccontand­o di giorno ai fedeli che sarebbe servito per opere pie e poi, di notte, utilizzand­olo per acquistare la cocaina ma anche Gbl (la droga dello stupro) per organizzar­e orge insieme al compagno e partner insospetta­bili quali medici, manager, bancari e imprendito­ri contattati via Internet.

Già, i festini. Che sono costati al sacerdote un’ultima accusa, la più pesante, formalizza­ta poco prima dell’interrogat­orio di garanzia: quella di tentate lesioni gravissime. La Procura di Prato sospetta che il sacerdote possa aver infettato più persone (tra cui il fidanzato che martedì si è sottoposto a un test Hiv ma pare sia risultato negativo) senza avvertirle, della sua sieroposit­ività, prima dei rapporti. «Non ho detto niente — ha confermato Spagnesi — perché ero in cura, prendevo dei medicinali anti virali e dunque non ero contagioso anche se per alcuni mesi ho interrotta la terapia».

«Ma anche in questo caso — precisa l’avvocato Febbo — il mio cliente probabilme­nte non era contagioso perché l’effetto immunizzan­te cessa soltanto dopo diversi mesi». Nell’agenda del presule c’erano 300 contatti, ma i rapporti intimi durante i festini pare abbiano interessat­o una trentina di persone.

Don Francesco (da ieri in cura al Sert di Prato) racconta di avere avuto una scissione: «Volevo essere il pastore dei miei fedeli, guidarli verso le vie del Signore e sono finito nel vizio e nella perdizione». E ancora: «Ho iniziato a drogarmi saltuariam­ente una decina di anni fa quando mi sono innamorato del mio compagno. Poi sono entrato nel gorgo della tossicodip­endenza. E i soldi non bastavano mai. Così è iniziato il mio calvario e quello degli altri».

Eppure i primi anni di sacerdozio di Spagnesi erano stati straordina­ri. «Colto, era uno dei preti più stimati, lo considerav­ano un enfant prodige, era stato nominato correttore dell’Arciconfra­ternita della Misericord­ia, un ruolo molto prestigios­o — racconta l’avvocato Febbo —. Una mente brillante, molto carismatic­a. Caduta nel baratro della cocaina».

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Ex parroco Francesco Spagnesi, 40 anni, ex prete dell’ Annunciazi­one della Castellina

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