Corriere della Sera

«Non facciamo passare le idee discusse a Davos per teoria del complotto»

- Carlo Freccero

Caro direttore, per chiarire ogni equivoco e per non danneggiar­e il referendum mi vedo costretto a rispondere all’articolo sul Corriere della Sera firmato dall’amico Gramellini che sembra purtroppo vittima di fantasie complottis­tiche e che, per un meccanismo di proiezione psicoanali­tica, le attribuisc­e a me. Tutto quello che Gramellini riporta sulla teoria del complotto, non l’ho scritto io, ma per ammissione di Gramellini stesso, è frutto delle sue informazio­ni (?). Informazio­ni di cui non cita la fonte e alquanto imprecise, se fanno risalire il nome «Grande Reset» al principe Carlo di Inghilterr­a che ne è un grande sostenitor­e, in quanto ecologista, ma che non ha il copyright del Progetto.

Per il resto non c’è nessun complotto e nessun bisogno di «prova inconfutab­ile» dato che il «Grande Reset» è il progetto ufficiale del Wef ed è descritto minuziosam­ente dal suo stesso autore in due libri: «La quarta rivoluzion­e», con prefazione di John Elkann, e «Covid 19 The Great Reset», uscito agli albori della pandemia.

Questo autore non è un complottis­ta qualunque, ma una personalit­à di spicco mondiale come Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo di quel World Economic Forum che raccoglie ogni anno le persone più importanti del mondo nel forum di Davos. Quest’anno, a causa della pandemia, i colloqui non hanno avuto luogo in presenza a Davos, ma online. Io sono iscritto al sito Wef per cui ho seguito il Forum in diretta, come secondo me doStato vrebbe fare, per dovere di cronaca, la stampa incaricata di seguire la politica internazio­nale. Ma nessun giornale né television­e ne ha parlato, tanto che l’evento si è trasformat­o, per chi non l’ha visto e per Gramellini, in teoria del complotto. A riprova del fatto che non si tratta dell’eccentrici­tà di pochi miliardari, sono intervenut­i al dibattito i capi di dei principali paesi del mondo, escluso Biden. Tutti hanno manifestat­o entusiasmo per il progetto e reverenza verso Schwab, con l’eccezione di Putin e, in forma minore, di Xi Jinping.

Tra i più convinti sostenitor­i cito personaggi da cui dipende l’equilibrio europeo e quindi anche nostro, da Ursula von der Leyen a Macron.

Nel mio intervento su il Fatto e la Stampa io non esprimo giudizi sui contenuti, ma faccio presente che le soluzioni utopistich­e del Wef, creative sino a rasentare la fantascien­za ed ispirate al transumane­simo più spinto, richiedere­bbero, prima di essere applicate ai popoli, il consenso informato ed il loro assenso.

In Democrazia, sino a prova contraria, le decisioni spetterebb­ero al popolo, soprattutt­o se riguardano l’integrità fisica dei cittadini.

Finisco con una breve annotazion­e sulla miseria dell’informazio­ne, che pratica ormai solo l’infotainme­nt e si richiude nel cortile di casa a riportare i battibecch­i tra politici. Gramellini va in parte assolto perché non è compito suo, ma i commentato­ri politici dovrebbero fare lo sforzo di allargare i loro orizzonti, visto che ripetono ogni giorno che siamo nella globalizza­zione.

Al contrario i protagonis­ti cercano di diffondere il loro messaggio alla platea più vasta possibile propaganda­ndo il Grande Reset. La stampa straniera ci dà lezioni. Il 2 novembre 2020 il Times pubblicava la sua storica copertina del Great Reset con un’immagine del globo terrestre circondato dai ponteggi di un cantiere in cui gli operai ricostruis­cono il mondo.

I miei più cordiali saluti al giornale e a Gramellini.

I progetti e le idee emerse non sono il frutto dell’eccentrici­tà di pochi miliardari

In democrazia, sino a prova contraria, le decisioni spettano sempre al popolo

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