Corriere della Sera

Il giallo di Giacomo, scomparso dopo il furto del suo zainetto

È sparito dal centro di Milano dopo una serata con gli amici. L’auto ritrovata a Pavia. Gli appelli della famiglia

- C. Giu.

Gli occhi del fratello Tommaso, del papà e della mamma di Giacomo Sartori scrutano ipnotizzat­i le acque del Naviglio Bereguardo. Troppo pochi 40 centimetri d’acqua per nascondere un mistero. Ma la Polo grigia del 29enne è parcheggia­ta a meno di dieci metri dal canale davanti all’agriturism­o cascina Caiella.

Le terre tra Casorate Primo e Motta Visconti, confine tra le province di Pavia e Milano, sanno di una campagna lontana. Nulla che c’entri con l’enoteca nel centro di Milano, in viale Vittorio Veneto, dove un fotogramma buio e sbiadito di una telecamera restituisc­e ai carabinier­i l’ultima immagine di Giacomo Sartori venerdì sera intorno alle 23.30: camicia bianca, pantaloni beige, scarpe marroni. Da quel momento il ragazzo originario di Mel (Belluno), laurea triennale in management aziendale, casa nel quartiere di Porta Genova e lavoro in una società di software alle porte di Milano, sembra inghiottit­o dal nulla.

Dopo cinque giorni di appelli via Facebook della famiglia, un contadino ha notato la Volkswagen Polo grigia con l’adesivo dell’azienda sul lunotto posteriore parcheggia­ta davanti alla cascina. Un segnale di speranza, o forse, ancora di più di mistero. Perché la macchina era chiusa, niente fuori posto, il sedile nella sua giusta posizione di guida, il bagagliaio vuoto. La zona è battuta da ciclisti e runner ad ogni ora del giorno.

In auto i carabinier­i della Rilievi del Nucleo investigat­ivo di Milano hanno trovato la ricevuta del mancato pagamento dell’autostrada da Milano a Binasco: 21 chilometri, più altri 10 per arrivare alla cascina. Tragitto che Giacomo Sartori ha fatto sapendo che non avrebbe potuto pagare perché venerdì sera nel locale di Porta Venezia aveva subito il furto dello zaino: dentro portafogli­o e due pc, uno suo e uno aziendale. «Una cosa che lo aveva turbato, ne aveva già subito uno tempo fa. Era scosso», racconta il fratello Tommaso. Alle 23.30 saluta gli amici, prende la sua Polo e sparisce. Nei molti misteri di questa storia c’è poi il tracciato di due celle telefonich­e: una aggancia il suo telefono a Casorate Primo intorno alle 2.30 di sabato notte, l’altra alle 7.15 del mattino registra l’accensione del cellulare da Motta Visconti. I paesi distano tre chilometri, ma in aperta campagna le celle ne coprono decine. La certezza è che Giacomo era vivo sabato mattina.

Secondo i famigliari arrivati dal Bellunese (il padre è uno stimato veterinari­o) il 29enne non aveva mai frequentat­o quelle zone. «Era stato a Pavia in bicicletta insieme a un amico, ma avevano fatto tutt’altro tragitto passando per la Certosa». Però lasciando l’enoteca Giacomo ha puntato diretto su Binasco via autostrada, pur sapendo di non poterla pagare. Accanto, a pochi chilometri, c’è però il Ticino dalle acque ben più agitate.

È qui che si concentran­o le ricerche di carabinier­i e vigili del fuoco iniziate ieri sera via terra e oggi con elicotteri e protezione civile. Giacomo non aveva problemi secondo gli inquirenti. «Una volta dopo una delusione amorosa era voluto andare da solo a fare un bagno nel Piave. Sapeva nuotare e non è un ragazzo incoscient­e. O forse ha seguito il segnale del pc grazie alle app di tracciamen­to. Magari è arrivato fino qui per recuperarl­o. Lo speriamo».

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La vettura di Giacomo Sartori ritrovata ieri pomeriggio a Casorate Primo, in provincia di Pavia
L’auto La vettura di Giacomo Sartori ritrovata ieri pomeriggio a Casorate Primo, in provincia di Pavia

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