I «viaggi» in musica di Mendelssohn e Saint-Saëns
Gile Bae è una pianista olandese che tra altre lusinghiere onorificenze vanta il primo premio al rinomato Concorso Princess Christina nei Paesi Bassi. Tianyi Lu, direttrice d’orchestra neozelandese, si è imposta invece al «Georg Solti» di Francoforte e al rinato Premio Cantelli — si è effettuato nell’ottobre 2020 dopo una lunga latitanza —, poiché conquistò i favori di tre delle quattro giurie coinvolte (quelle dei colleghi direttori, degli ascoltatori più giovani e dei professori d’orchestra, mentre i critici le preferirono un estroso ragazzo bielorusso).
Entrambe giovani, entrambe di origine orientale, le interpreti sono protagoniste domani del concerto della Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai che apre la stagione musicale del Teatro Coccia di Novara. Vincitrice al cospetto di giurie autorevoli, la coppia affronta dunque ora il giudizio più severo e inappellabile, quello del pubblico.
Il programma è incentrato su due pagine «geografiche» di Felix Mendelssohn: l’Ouverture Le Ebridi, note anche come La grotta di Fingal, e la Sinfonia n.4, nel tessuto lessicale delle quali si annidano rinora spettivamente materiali tematici d’origine scozzese e italiana (una tarantella, ça va sans dire). Qui Tiany Lu potrà esibire la severa disciplina ritmica che ha caratterizzato fiil suo operato: un gesto sicuro e affilato, aiutato da una fisicità molto nervosa, che taglia lo spazio come il coltello un panetto di burro e che in un’opera come L’italiana è aspetto prioritario. Peraltro, fu proprio dirigendo gli ultimi due tempi di questa Sinfonia che la neozelandese si assicurò il «Cantelli».
Un attraente rebus artistico si potrà invece chiarire con l’esecuzione, a metà serata, del Concerto per pianoforte e orchestra n.5 di Camille Saint-Saëns, detto L’egiziano: altra pagina «geografica» che deve il suo appellativo al fatto che l’alfiere dell’accademismo francese la compose a Luxor, ma che contiene materiali del canto popolare javanese, iberico e mitteleuropeo. La solista Gile Bae si è distinta infatti finora per un pianismo fantasioso, fatto di ricercate sfumature timbriche e delicati fraseggi. Non a caso ama esibirsi con un Bösendorfer, pianoforte dal suono molto morbido, ideale per il repertorio ottocentesco.
A dire il vero, conciliare rigore e fantasia è sempre il frutto della ricerca del vero interprete dentro sé stesso: un «dovere» che in questo caso le musiciste affronteranno insieme, ascoltando ciascuna la narrativa dell’altra.