Corriere della Sera

Moretti, giudice inflessibi­le stupito di fronte al degrado

- di Maurizio Porro

Il Moretti diverso dal solito, corale, non centrale, che racconta una storia non sua ma di Eshkol Nevo, autore del bellissimo Tre piani in cui si confondono i destini di una palazzina di Tel Aviv, come un mini kibbutz, qui trasferita a Roma. Se nel libro erano tre voci quasi monologant­i, Moretti mescola le tenzoni inconsce (in origine riferite a Freud, dal basso all’alto, l’Es, l’Io e il Super Io), mantenendo intatto il rigore morale verso gli altri, perché è la somma di tanti che fa la civiltà di un luogo.

Anche attore nel ruolo del giudice inflessibi­le col figlio che guidando ubriaco uccide una donna, Moretti racconta con un certo distacco l’esodo dei genitori dai figli, l’ossessione del padre che sospetta la figlia molestata dal vecchio coinquilin­o demente e i fantasmi della giovane madre in galoppo verso una tranquilla follia. Il suo film non ha la venatura melò che poteva sopportare, parla di una responsabi­lità che non è mai individual­e e dello stupore di fronte al degrado, finendo con un ballo in strada conciliato­rio come quando si cantava dai balconi a inizio pandemia.

Tre piani guarda negli occhi lo sgomento fuori campo dell’autore verso una realtà riassunta nel micro-macrosomo del condominio. Scegliendo un’alternativ­a al suo cinema più riconoscib­ile, l’autore cerca di far dialogare i personaggi di Nevo, più di quanto abbia tentato di far dialogare i suoi. E tutto il cast lo asseconda mentre Margherita Buy e Alba Rohrwacher tentano di prenotare dalle macerie un sorriso.

7,5 ●●●●●●●●●●

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Da sinistra: Nanni Moretti, Karen di Porto, Margherita Buy e Denise Tantucci in una scena del film «Tre piani» diretto da Moretti
Il cast Da sinistra: Nanni Moretti, Karen di Porto, Margherita Buy e Denise Tantucci in una scena del film «Tre piani» diretto da Moretti

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