I quattro golden boys della lirica in un’incursione di Elio e Micheli
Gavetta, fatica, delusioni: da Rossini a Donizetti, le vite difficili
Ormai le incursioni di Elio nella lirica quasi non stupiscono più, soprattutto da quando il popolare frontman delle Storie Tese ha stretto un sodalizio artistico con Francesco Micheli e, assieme, hanno iniziato a raccontare le storie dei grandi operisti.
«Opera Horror Picture Show» è una sorta di compendio che i due presentano al festival perché porta sul palco i quattro «golden boy» dell’800 italiano: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi. «Quattro ragazzi di provincia che hanno dovuto sgomitare prima di essere riconosciuti: gli “anni di galera” del cigno di Busseto, che fu addirittura bocciato all’esame nel conservatorio milanese che ora ne porta il nome; l’operaio — per quanto lavorò — bergamasco; il pesarese che mitragliò tutti i suoi capolavori in pochissimi anni, ancora giovane; l’insulare che veniva da Catania — introduce Micheli —. Ho pensato a questo spettacolo ispirandomi nel titolo al quasi omonimo film; c’è una seduta spiritica che rievoca i quattro, tutti impersonati da Elio: un genio nel modulare accenti, parlate, caratteri diversi tra loro. Io sono sul palco, ma più ancora che essere il deuteragonista mi sento uno del pubblico che si gode Elio, perché va sempre oltre il canovaccio, inventa, improvvisa coinvolgendo il pubblico e lasciandosi ispirare dalle sue reazioni. E questo è ancora più bello ora, dopo tanti mesi di virtualità, distanziamenti, barriere che impedivano una comunicazione diretta».
«Se c’è un aspetto che vorrei far emergere sono gli uomini che vissero dietro, dentro quelle note — è la spiegazione cui più tiene Elio —. I giovani pensano che l’opera sia roba scritta da vecchi e adatta ai vecchi; fosse loro presentata in un certo modo a scuola, cambierebbero idea; spero che chi non è mai andato a vedere un’opera e verrà a teatro perché legge il mio nome in locandina non si fermerà a me ma incontrerà l’opera. Vorremmo sottolinearne due aspetti: ad esempio Rossini portò in scena 25 opere tra i 20 e i 26 anni, cioè quando era molto più giovane di tanti rapper oggi di moda; opere che si cantano e incantano dopo due secoli: ma ci immaginiamo una canzone di Sfera Ebbasta che sia ancora in voga tra dieci anni? O Rigoletto: che trama micidiale! Lo strepitoso quartetto che segue “La donna è mobile” intreccia due storie diverse come farebbe un grande romanzo e, allo stesso tempo, la somma musicale dei quattro personaggi è un’armonia miracolosa».
Proprio i personaggi, sottolinea Micheli, «riprendono la condizione di tanti giovani
Verdi fu bocciato all’esame del Conservatorio, Donizetti faceva l’operaio
che si sentono fuori posto nella società, incatenati più che incardinati in cliché e meccanismi: Violetta, Lucia di Lammermoor, Norma ma anche Rosina sono eroine consegnate alla nostra contemporaneità da questi quattro geni».