Berlusconi al seggio avverte gli alleati: scelta dei candidati, cambiare sistema
Il leader tra selfie e sorrisi: di Colle ora non parlo
La selva di microfoni e telecamere. L’attenzione di supporter e curiosi. I selfie e le grida: «Silvio, Silvio». Il richiamo è troppo forte. Dopo i lunghi mesi di forzata politica in «dad», Silvio Berlusconi torna «in presenza» sulla scena. E all’alba della possibile resa dei conti nel centrodestra rompe il silenzio per mettere in chiaro le cose: «I candidati vengono fuori dalle scelte di questo o quel leader di partito, invece che da scelte democratiche quindi forse la prossima volta — avverte — bisognerà cambiare sistema». Una bordata che sa tanto di bocciatura ad urne appena aperte che si abbatte sui frontman schierati dalla coalizione a questa tornata amministrativa, in cui Forza Italia ha da subito lamentato il poco coinvolgimento nelle scelte. A partire da quel Luca Bernardo, il pediatra su cui Matteo Salvini ha puntato per strappare Milano a Beppe Sala. Nella sua città, infatti, Berlusconi si aspetta «un buon risultato per quello che riguarda i voti alle liste dei partiti». Per il resto, preferisce non sbilanciarsi: «Vedremo, saranno i milanesi a decidere».
Scuola di via Ruffini, a due passi dal Cenacolo. Poco prima di mezzogiorno l’arrivo del Cavaliere paralizza tutto. Lo attendono la senatrice azzurra Licia Ronzulli e Fedele Confalonieri, l’amico di sempre. I passanti si fermano a curiosare e a rinforzare la (piccola) pattuglia di sostenitori. Lui saluta, entra, sfila davanti a un caimano — quasi un’involontaria citazione di Nanni Moretti — in mostra in una teca, sale al seggio, il voto tra le raffiche di flash, poi all’uscita Berlusconi rassicura sulle sue condizioni. «Sto bene», dice: «Sto aspettando i risultati degli ultimi esami, e penso siano tutti buoni, per potere riprendere la normale attività. Quindi è possibile che già dalla prossima settimana possa tornare a Roma, finalmente dopo tanto tempo». Negli ultimi mesi, tra Covid e acciacchi vari, Berlusconi s’è dovuto limitare a interventi sui giornali e telefonate. L’ultima uscita pubblica risale a febbraio, alle consultazioni
Il caffè con Confalonieri poi l’annuncio: ora sto bene, presto torno a Roma
per il governo Draghi, e prima ancora, gennaio 2020, a un comizio in Calabria.
Prima dei selfie e di una breve passeggiata a casa Confalonieri per un caffé, oltre ai dubbi sui candidati, già espressi di recente anche dal leghista Giancarlo Giorgetti, il Cavaliere affronta anche gli scenari futuri. E se per il momento sorvola sulle ambizioni sul Quirinale («fino a quando c’è un presidente della Repubblica che onora il suo ruolo, è meglio non parlarne»), il discorso è diverso per il futuro del centrodestra, che è «sicuramente unito», ma ha bisogno di nuove forme, magari aggiornando quel progetto di federazione abbozzato con Salvini. L’idea è un Pdl «2.0» che s’allarghi al partito di Giorgia Meloni. «Abbiamo precisato con la Lega che occorrerebbe fare un accordo che comprendesse anche FdI — spiega —. Quindi dobbiamo superare questa federazione per farne una più grande». Una cosa è però certa, per Berlusconi: i forzisti dovranno avere un ruolo centrale, esserne «la mente e il cuore», perché «siamo noi che abbiamo creato il centrodestra».