Corriere della Sera

«Sciopero illegale, è reato» Proteste a Trieste e in altre città

L’avviso del garante e del prefetto ai lavoratori del porto Le pressioni di Lega e FdI per alleggerir­e le misure «Chi si astiene rischia multe e conseguenz­e di tipo penale»

- Il giuslavori­sta ROMA Al.Ar. Alessandra Arachi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Luciano Racchi, lei è un avvocato giuslavori­sta. Ieri la Commission­e di garanzia ha dichiarato illegittim­o questo sciopero dei portuali di Trieste. Ci può dire che cosa rischiano i lavoratori che dovessero portare avanti la mobilitazi­one nonostante questo avviso?

«Possono rischiare la sospension­e della retribuzio­ne. Ma qualora si venisse a riscontare il reato di interruzio­ne di pubblico servizio ci sarebbero risvolti penali».

E dunque?

«Con questo reato rischiano da sei mesi a un anno di reclusione, oltre a una multa gravosa, una cifra non inferiore ai cinquecent­o euro».

Può funzionare la precettazi­one per una tipologia di lavoratori come quelli che operano

Legale nei porti ?

«Intanto bisogna dire che nel momento in cui la Commission­e di garanzia ha dichiarato illegittim­o lo sciopero la precettazi­one scatta in maniera automatica. E poi aggiungere che in questo caso non vengono precettati tutti».

E chi è che allora viene precettato?

«Secondo il regolament­o del diritto di sciopero la precettazi­one è contingent­ata, coinvolge il numero minimo indispensa­bile sufficient­e e necessario a garantire il pubblico servizio».

Ipotizziam­o che i lavoratori decidano di ignorare la precettazi­one. In questo caso cosa rischiereb­bero?

«Certamente una sanzione disciplina­re».

Che tradotto cosa comportere­bbe?

«In questo caso una sanzione disciplina­re che interviene sul rapporto di lavoro potrebbe portare anche al licenziame­nto».

ROMA Non è servito a nulla l’altolà della Commission­e di garanzia che ha chiesto la revoca dello sciopero, dichiarand­olo illegittim­o. Non è servito nemmeno il monito del prefetto di Trieste Valerio Valenti: «Lo sciopero non è autorizzat­o, chi partecipa commette un reato». I portuali di Trieste vanno avanti per la loro strada: non vogliono il green pass per andare a lavorare e sono pronti a bloccare il più grande porto italiano, almeno per cinque giorni, da oggi fino al 20 ottobre.

La Commission­e di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici ha inviato una nota al ministero dell’Interno per esprimere «particolar­e preoccupaz­ione» e il presidente Giuseppe Santoro Passarelli ha sottolinea­to «il mancato rispetto del termine di preavviso e il mancato rispetto della regola della rarefazion­e oggettiva», termini tecnici per far intendere l’illegittim­ità dello sciopero per il quale — avvisa la Commission­e — «si accerterà ogni altra violazione che dovesse emergere».

Ma i portuali non si fermano. Ieri hanno provato a dettare le condizioni chiedendo al governo la proroga dell’avvio del green pass obbligator­io fino al 30 ottobre, ma fonti di Palazzo Chigi fanno filtrare che non ci sarà nessun rinvio.

Ci pensa poi il ministro del Lavoro Andrea Orlando a ribadire: «Posticipar­e a Trieste l’avvio del green pass obbligator­io? Penso che significhi solo rallentare una battaglia da vincere il prima possibile per mettere fine a una stagione drammatica».

Da questo sciopero hanno preso le distanze i sindacati confederal­i Cgil, Cisl e Uil , ma la verità è che il Coordiname­nto dei portuali raccoglie la maggioranz­a dei novecento lavoratori dello scalo marittimo ed è per questo che Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale di Trieste, ha minacciato le dimissioni se lo sciopero non rientrerà.

Ma non c’è solo il porto di Trieste. Nel giorno dell’esordio dell’obbligator­ietà del green pass nei luoghi di lavoro le forze dell’ordine e le prefetture sono state allertate in tutta Italia. Una circolare del Dipartimen­to di Pubblica Sicurezza ipotizza che nelle prossime ore si potrebbero verificare iniziative di protesta «davanti a ingressi aziendali e presso aeroporti, punti di snodo stradale, autostrada­le e ferroviari». Previste, poi, manifestaz­ioni in diverse città: la più importante a Roma

dove ci sarà un sit-in dei «no pass» al Circo Massimo.

Il tema continua ad infiammare il clima politico. E se per il segretario del Pd Enrico Letta «la minoranza di non vaccinati non può dettare legge», per il leader della Lega Matteo Salvini «bisogna semplifica­re la vita a milioni di non vaccinati». Giorgia Meloni, presidente di FdI è convinta che con l’obbligo del green pass «il governo rischia di surriscald­are il clima », mentre il presidente di M5S Giuseppe Conte cerca di gettare acqua sul fuoco: «Siamo all’ultimo miglio di una campagna vaccinale senza precedenti. Ma è fondamenta­le dire che laddove vengano raggiunte percentual­i più alte di vaccinati si deve ragionare su una rimodulazi­one dell’accesso ai luoghi di lavoro e l’uso stesso di green pass».

I portuali contrari chiedono un rinvio dell’obbligo di green pass al 30 ottobre

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Silvano)
Mobilitazi­one La manifestaz­ione dei no green pass e dei lavoratori del porto l’11 ottobre scorso (Massimo Silvano)
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Luciano Racchi, avvocato ed esperto di Diritto del lavoro e sindacale

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