«Sciopero illegale, è reato» Proteste a Trieste e in altre città
L’avviso del garante e del prefetto ai lavoratori del porto Le pressioni di Lega e FdI per alleggerire le misure «Chi si astiene rischia multe e conseguenze di tipo penale»
Luciano Racchi, lei è un avvocato giuslavorista. Ieri la Commissione di garanzia ha dichiarato illegittimo questo sciopero dei portuali di Trieste. Ci può dire che cosa rischiano i lavoratori che dovessero portare avanti la mobilitazione nonostante questo avviso?
«Possono rischiare la sospensione della retribuzione. Ma qualora si venisse a riscontare il reato di interruzione di pubblico servizio ci sarebbero risvolti penali».
E dunque?
«Con questo reato rischiano da sei mesi a un anno di reclusione, oltre a una multa gravosa, una cifra non inferiore ai cinquecento euro».
Può funzionare la precettazione per una tipologia di lavoratori come quelli che operano
Legale nei porti ?
«Intanto bisogna dire che nel momento in cui la Commissione di garanzia ha dichiarato illegittimo lo sciopero la precettazione scatta in maniera automatica. E poi aggiungere che in questo caso non vengono precettati tutti».
E chi è che allora viene precettato?
«Secondo il regolamento del diritto di sciopero la precettazione è contingentata, coinvolge il numero minimo indispensabile sufficiente e necessario a garantire il pubblico servizio».
Ipotizziamo che i lavoratori decidano di ignorare la precettazione. In questo caso cosa rischierebbero?
«Certamente una sanzione disciplinare».
Che tradotto cosa comporterebbe?
«In questo caso una sanzione disciplinare che interviene sul rapporto di lavoro potrebbe portare anche al licenziamento».
ROMA Non è servito a nulla l’altolà della Commissione di garanzia che ha chiesto la revoca dello sciopero, dichiarandolo illegittimo. Non è servito nemmeno il monito del prefetto di Trieste Valerio Valenti: «Lo sciopero non è autorizzato, chi partecipa commette un reato». I portuali di Trieste vanno avanti per la loro strada: non vogliono il green pass per andare a lavorare e sono pronti a bloccare il più grande porto italiano, almeno per cinque giorni, da oggi fino al 20 ottobre.
La Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici ha inviato una nota al ministero dell’Interno per esprimere «particolare preoccupazione» e il presidente Giuseppe Santoro Passarelli ha sottolineato «il mancato rispetto del termine di preavviso e il mancato rispetto della regola della rarefazione oggettiva», termini tecnici per far intendere l’illegittimità dello sciopero per il quale — avvisa la Commissione — «si accerterà ogni altra violazione che dovesse emergere».
Ma i portuali non si fermano. Ieri hanno provato a dettare le condizioni chiedendo al governo la proroga dell’avvio del green pass obbligatorio fino al 30 ottobre, ma fonti di Palazzo Chigi fanno filtrare che non ci sarà nessun rinvio.
Ci pensa poi il ministro del Lavoro Andrea Orlando a ribadire: «Posticipare a Trieste l’avvio del green pass obbligatorio? Penso che significhi solo rallentare una battaglia da vincere il prima possibile per mettere fine a una stagione drammatica».
Da questo sciopero hanno preso le distanze i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil , ma la verità è che il Coordinamento dei portuali raccoglie la maggioranza dei novecento lavoratori dello scalo marittimo ed è per questo che Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale di Trieste, ha minacciato le dimissioni se lo sciopero non rientrerà.
Ma non c’è solo il porto di Trieste. Nel giorno dell’esordio dell’obbligatorietà del green pass nei luoghi di lavoro le forze dell’ordine e le prefetture sono state allertate in tutta Italia. Una circolare del Dipartimento di Pubblica Sicurezza ipotizza che nelle prossime ore si potrebbero verificare iniziative di protesta «davanti a ingressi aziendali e presso aeroporti, punti di snodo stradale, autostradale e ferroviari». Previste, poi, manifestazioni in diverse città: la più importante a Roma
dove ci sarà un sit-in dei «no pass» al Circo Massimo.
Il tema continua ad infiammare il clima politico. E se per il segretario del Pd Enrico Letta «la minoranza di non vaccinati non può dettare legge», per il leader della Lega Matteo Salvini «bisogna semplificare la vita a milioni di non vaccinati». Giorgia Meloni, presidente di FdI è convinta che con l’obbligo del green pass «il governo rischia di surriscaldare il clima », mentre il presidente di M5S Giuseppe Conte cerca di gettare acqua sul fuoco: «Siamo all’ultimo miglio di una campagna vaccinale senza precedenti. Ma è fondamentale dire che laddove vengano raggiunte percentuali più alte di vaccinati si deve ragionare su una rimodulazione dell’accesso ai luoghi di lavoro e l’uso stesso di green pass».
I portuali contrari chiedono un rinvio dell’obbligo di green pass al 30 ottobre