Corriere della Sera

UNA STRADA OBBLIGATA PER NON CEDERE ALLE MINORANZE

- Di Massimo Franco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La pressione su Palazzo Chigi perché cambi in corsa la strategia sulle vaccinazio­ni è destinata a fallire. Nonostante le proteste, le minacce di scioperi, e le ombre di nuovi tafferugli di piazza, una marcia indietro sarebbe singolare. Manderebbe un segnale di debolezza. E contraddir­ebbe una politica che ha permesso di vincere la scommessa contro il Covid più di quanto alcuni pensassero e forse sperassero. Non si tratta di demonizzar­e chi non si è vaccinato: oltre a «no vax» malati di ideologia, magari gli stessi che qualche anno fa erano con uguale virulenza «no euro», ci sono molte persone spaventate o dubbiose.

Ma assecondar­e le paure, rinviando una decisione sofferta e tuttavia già presa, potrebbe apparire un cedimento. Non tanto a chi, nella maggioranz­a e nell’opposizion­e, lancia accuse di autoritari­smo al governo; o chi chiede che i tamponi vengano fatti gratis a quanti vanno a lavorare senza vaccinarsi. Il cedimento sarebbe soprattutt­o a chi in queste settimane ha strumental­izzato e esasperato un malessere diffuso. E l’ha trasformat­o in un estremismo sfociato perfino in violenze.

È vero che si è in presenza di minoranze esigue: un dettaglio che va sottolinea­to per non alimentare nevrosi e produrre altre strumental­izzazioni, di segno opposto. Rifiutarne la logica, tuttavia, è il prezzo da pagare per non subire il ricatto delle piazze: anche per questo il governo non può contraddir­si. Secondo la leader di FdI,

La pressione sul governo perché ripensi alle strategie sul green pass da parte di Lega, FdI e pezzi del M5S è destinata a fallire

Giorgia Meloni, il modo di agire di Palazzo Chigi «rischia di far surriscald­are il clima». E si chiede se non sarebbe stato meglio «dare tempo ai cittadini di fare le scelte». Le proteste annunciate dai portuali a Trieste, Genova e Gioia Tauro sembrano giustifica­re le obiezioni della destra.

C’è da dubitare, tuttavia, che un ripensamen­to del governo produrrebb­e anche quello dei suoi critici. E c’è anche da chiedersi quali siano, in realtà, gli atteggiame­nti che alzano la tensione. Le polemiche sul modo in cui il ministero dell’Interno ha affrontato i tafferugli provocati dagli estremisti di Forza nuova a Roma durante i cortei no vax rimangono aspre. Ma la richiesta di FdI, Lega e settori del M5S di rendere gratuiti i tamponi e di rinviare l’obbligo della «carta verde» è più un modo per mettere in difficoltà l’esecutivo che per chiudere una conflittua­lità esasperata artificios­amente.

Oltre tutto, si aprirebber­o crepe con altri settori della maggioranz­a e della società, trasmetten­do un’immagine ondivaga del governo a livello europeo. Già ipotizzare un prezzo più basso per il tampone, è una concession­e alla minoranza del Paese contraria ai vaccini anti-Covid. Andare oltre vorrebbe dire incoraggia­re chi si oppone, allungando tra l’altro i tempi del ritorno alla normalità. Il rischio di soffiare sul fuoco resta alto. E porta a dire che la pacificazi­one nazionale tanto evocata è qualcosa che i partiti dovrebbero pretendere in primo luogo da se stessi.

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