UNA STRADA OBBLIGATA PER NON CEDERE ALLE MINORANZE
La pressione su Palazzo Chigi perché cambi in corsa la strategia sulle vaccinazioni è destinata a fallire. Nonostante le proteste, le minacce di scioperi, e le ombre di nuovi tafferugli di piazza, una marcia indietro sarebbe singolare. Manderebbe un segnale di debolezza. E contraddirebbe una politica che ha permesso di vincere la scommessa contro il Covid più di quanto alcuni pensassero e forse sperassero. Non si tratta di demonizzare chi non si è vaccinato: oltre a «no vax» malati di ideologia, magari gli stessi che qualche anno fa erano con uguale virulenza «no euro», ci sono molte persone spaventate o dubbiose.
Ma assecondare le paure, rinviando una decisione sofferta e tuttavia già presa, potrebbe apparire un cedimento. Non tanto a chi, nella maggioranza e nell’opposizione, lancia accuse di autoritarismo al governo; o chi chiede che i tamponi vengano fatti gratis a quanti vanno a lavorare senza vaccinarsi. Il cedimento sarebbe soprattutto a chi in queste settimane ha strumentalizzato e esasperato un malessere diffuso. E l’ha trasformato in un estremismo sfociato perfino in violenze.
È vero che si è in presenza di minoranze esigue: un dettaglio che va sottolineato per non alimentare nevrosi e produrre altre strumentalizzazioni, di segno opposto. Rifiutarne la logica, tuttavia, è il prezzo da pagare per non subire il ricatto delle piazze: anche per questo il governo non può contraddirsi. Secondo la leader di FdI,
La pressione sul governo perché ripensi alle strategie sul green pass da parte di Lega, FdI e pezzi del M5S è destinata a fallire
Giorgia Meloni, il modo di agire di Palazzo Chigi «rischia di far surriscaldare il clima». E si chiede se non sarebbe stato meglio «dare tempo ai cittadini di fare le scelte». Le proteste annunciate dai portuali a Trieste, Genova e Gioia Tauro sembrano giustificare le obiezioni della destra.
C’è da dubitare, tuttavia, che un ripensamento del governo produrrebbe anche quello dei suoi critici. E c’è anche da chiedersi quali siano, in realtà, gli atteggiamenti che alzano la tensione. Le polemiche sul modo in cui il ministero dell’Interno ha affrontato i tafferugli provocati dagli estremisti di Forza nuova a Roma durante i cortei no vax rimangono aspre. Ma la richiesta di FdI, Lega e settori del M5S di rendere gratuiti i tamponi e di rinviare l’obbligo della «carta verde» è più un modo per mettere in difficoltà l’esecutivo che per chiudere una conflittualità esasperata artificiosamente.
Oltre tutto, si aprirebbero crepe con altri settori della maggioranza e della società, trasmettendo un’immagine ondivaga del governo a livello europeo. Già ipotizzare un prezzo più basso per il tampone, è una concessione alla minoranza del Paese contraria ai vaccini anti-Covid. Andare oltre vorrebbe dire incoraggiare chi si oppone, allungando tra l’altro i tempi del ritorno alla normalità. Il rischio di soffiare sul fuoco resta alto. E porta a dire che la pacificazione nazionale tanto evocata è qualcosa che i partiti dovrebbero pretendere in primo luogo da se stessi.