Corriere della Sera

L’ORGOGLIO E L’ARROGANZA MORTE DI UNA COMPAGNIA ITALIANA

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Caro Aldo, duri gli ultimi giorni di Alitalia. Vivo in Sardegna. Un volo programmat­o per il 9 ottobre, con rientro l’11 è stato cancellato; mi è stato proposto un volo (di andata) il 12 (ma già l’11 io sarei dovuto tornare). Ora, benché abbia rinunciato al volo e chiesto il rimborso, mi è arrivata una seconda mail che cancella anche il volo del 12 ottobre. Intanto Ita non ha ancora aperto le prenotazio­ni da Cagliari. Insomma i sardi sono prigionier­i nella loro isola.

Nicola Leone

Invece di costituire Ita, non si poteva fare la stessa cosa mantenendo il glorioso marchio Alitalia senza necessità di metterlo all’asta?

Eusebio Baucè, Santhià

Ma siamo sicuri che il marchio Alitalia abbia molto valore?

Gianni Sacerdotti Cari lettori, L a fine dell’Alitalia vi ha molto colpiti, com’è normale che sia per un’azienda che portava nel marchio il nome del nostro Paese, anzi diciamo pure della nostra patria (vi spiace se non entro nel merito della discussion­e tecnica sul suo valore?). In questi anni ho preso, come tanti di voi, centinaia se non migliaia di voli Alitalia (giustament­e qualche lettore si preoccupa per la sorte dei punti Millemigli­a). A volte ho trovato nel personale l’arroganza di chi sa — o, meglio, crede — di avere le spalle coperte, di non dovere il proprio stipendio al cliente ma allo Stato; ma sono state di più le volte in cui ho trovato passione e profession­alità (con alcuni dipendenti Alitalia ci scambiamo abitualmen­te opinioni via mail). Almeno un vantaggio la compagnia che fu di bandiera lo aveva: la sicurezza (dallo schianto di Punta Raisi sono passati 43 anni). Segno che i piloti Alitalia sono bravi, e non dovrebbero essere umiliati dalla nuova compagnia; altrimenti se ne vanno, e a metà stipendio si assume gente che magari vale la metà. E anche i ritardi (si diceva che l’acronimo significas­se: «Always late in take-off, always late in arrival»; sempre in ritardo al decollo, sempre in ritardo all’atterraggi­o) con il tempo si erano ridotti, sino a fare di Alitalia una delle compagnie più puntuali.

Il vero errore fu non integrarla per tempo in uno dei grandi gruppi europei: o Air France-Klm, o Lufthansa. Un errore di cui sono correspons­abili governi e sindacati, e che abbiamo pagato caro noi contribuen­ti. Ora attendiamo di conoscere il destino di Ita; se sarà un’Alitalia più piccola, flessibile e virtuosa, o un ramo secco nella storia del trasporto aereo.

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