Corriere della Sera

Ma il quartetto non prevede tappe in Italia

- Andrea Laffranchi

Fa male vedere sui sociale su YouTube le immagini del concerto di Londra dei Coldplay, uno dei primi grandi eventi al chiuso in Europa. Già quest’estate abbiamo visto i festival europei pieni, i Måneskin liberi di godere del loro successo e fare stage diving sopra i fan, mentre noi eravamo ancora a capienza mille (con l’eccezione dell’Arena), tutti seduti e con la mascherina. E rimarrà così a lungo. Con l’ultimo decreto del Governo che ha imposto, con poca chiarezza e caos normativo, ancora capienze ridotte e distanziam­ento, la musica non riparte. L’industria del live ha bisogno di poter occupare gli spazi al 100 per cento. Per una questione economica anzitutto: i tour kolossal hanno costi kolossal, un palco spettacola­re si finanzia con il sold out e, soprattutt­o per gli internazio­nali, se una data salta perché le normative non sono chiare il rischio di andare in rosso è elevato e allora meglio scegliere un altro posto. Le incertezze hanno pesato anche sulla scelta dei Coldplay e la decisione di non passare dall’Italia è stata un po’ meno dolorosa visto che saranno in giro anche nel 2023 e suoneranno dove non sono stati al primo giro. Però sono in arrivo cancellazi­oni di altri artisti internazio­nali che preferisco­no aspettare un clima più certo. Garanzie e fiducia servono anche per chi deve acquistare un biglietto con mesi di anticipo. E poi anche il pubblico ha bisogno di sentirsi pubblico, di trovarsi i jeans macchiati dalla birra di quello che inciampa di fianco e di sentire l’ascella non neutra di uno sconosciut­o.

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