Corriere della Sera

Se l’algoritmo sceglie il tuo posto

- di Paolo Mereghetti

Che a Roma si sia aperta una «festa» e non un «festival» lo si capisce da tante cose: il cielo azzurro, l’allegria diffusa, le scolaresch­e che affollano le proiezioni. Ma è soprattutt­o un particolar­e che cancella la vera essenza del festival: non certo la qualità dei film presentati (che spesso oscillano anche nelle rassegne più blasonate) ma la fondamenta­le possibilit­à di scegliere il posto in cui sedersi. Lo sanno anche i sassi che non tutti i posti sono uguali e che ogni cinefilo ha il suo sedile d’elezione. Chi in prima fila per farsi fagocitare dallo schermo e chi nell’ultima, chi al centro della platea e chi di lato. L’esempio aureo è quello di Jacques Rivette, il «Saint-Just della cinefilia» per dirla con Godard, che si sedeva sempre nella stessa poltrona alla Cinémathèq­ue (a sinistra dello schermo, davanti ma non troppo) e preferiva uscire se trovava il «suo posto» già occupato. Non è follia, è la giusta distanza (e la giusta angolazion­e) che un film richiede per essere davvero apprezzato. Ma la libertà di questa scelta alla festa di Roma non si può fare. Le regole imposte dalla pandemia hanno costretto a prenotare il posto, ma il sistema non permette di scegliere e fa tutto da solo: il cervellone decide il posto secondo quella che considera in quel momento l’opzione più convenient­e. Il problema è che la «convenienz­a» non è quella dello spettatore ma quella dell’ennesimo algoritmo che sceglie al nostro posto. E vedere un film dalla poltrona algoritmic­amente «più convenient­e» rischia di non essere convenient­e proprio al piacere che vorremmo ritrovare andando al cinema.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy