Musica intrecciata alla prosa «Le nostre partiture inattese nel segno di Peter Weiss»
La sua è una storia a due dimensioni, musica e prosa intrecciate nel sacro vincolo di un teatro totale, trasversale, senza confini. La storia del Teatro Due di Parma e dei suoi due grandi registi, Gigi Dall’Aglio e Walter Le Moli che qui, dagli anni Settanta in poi, hanno dato vita a sperimentazioni ardite e spettacoli memorabili. Capaci di coniugare i testi più innovativi con partiture inattese, di riunire sulle stesse tavole attori e strumentisti, di restituire alla parola teatrale la sua musicalità perduta. Due i titoli che ne hanno segnato il percorso, entrambi di Peter Weiss, entrambi iscritti nella storia del teatro, non solo italiano: L’istruttoria firmato nel 1984 da Dall’Aglio e il Marat-Sade diretto l’anno dopo da Le Moli.
«Il periodo delle prove de L’Istruttoria è stato lungo e bellissimo — ricorda Alessandro Nidi, compositore, direttore d’orchestra, pianista —. Col Teatro Due avevo iniziato a collaborare già da qualche anno, le mie le prime musiche sono state per “Dio” di Woody Allen. Poi venne la trilogia di Sofocle, Antigone, Edipo re, Edipo a Colono. E con Edipo si iniziò quel lavoro su una musica mai di accompagnamento ma consustanziale al testo, presente in ogni parola, quasi esasperante».
Una ricerca che sfocerà nel testo di Weiss, che aveva assistito allo storico processo di
Francoforte dove deposero 248 sopravvissuti al lager di Auschwitz. Implacabile atto di denuncia contro i crimini nazisti, trasformato dalla forza della messa in scena in un viaggio nell’inferno della Memoria della Shoah, da allora portato in scena ogni anno con gli stessi attori, visto da oltre 150 mila persone.
«Un rito di teatro civile che si ripete da 36 anni, sempre di tragica attualità. Fu un lavoro davvero collettivo, tutti in scena a ogni prova, insieme 8-10 ore al giorno, a discutere e verificare ogni istante. Con Gigi Dall’Aglio avevamo un rapporto strepitoso. Lui non sapeva niente di musica ma sapeva esattamente dove voleva portare lo spettatore. La musica per lui doveva intervenire nel racconto, ampliarlo con nuove suggestioni. Aveva un modo spiazzante di indicare la strada, per esempio mi metteva sul leggio la foto di Lili Tofler, uccisa per aver scritto una lettera a uno dei deportati. «Questo è il tuo spartito. Scrivi la musica di questa fotografia». Per me, uscito da poco dal conservatorio, è stata un’esperienza fondante di vita. Da 40 anni lavoro con la Cooperativa, un anno fa ho composto le musiche per In teatro non si muore, l’ultimo spettacolo di Dall’Aglio, il suo testamento artistico».
Diverso il capitolo MaratSade. Per quel confronto tra follia e potere, rivoluzione e nichilismo sullo sfondo livido del manicomio di Charenton, Walter Le Moli volle la più impensabile delle musiche, le Quattro Stagioni. «Abbinamento davvero insolito, ma si sposò bene — assicura Fabio Biondi, violista, direttore d’orchestra, fondatore di Europa Galante —. Walter, appassionato di musica classica, cercava una nuova via per farla vivere dentro il testo. Per me, che affrontavo per la prima volta il capolavoro di Vivaldi, un battesimo del fuoco che segnò tutte le mie interpretazioni successive».
La genesi di una formazione musicale a partire dalla voce umana. «Noi musicisti in scena con gli attori, le loro parole e le nostre note intessute in una sola partitura, seguendo le ondulazioni e le modulazioni delle voci. La musica si faceva parola, la parola si faceva musica. E poi il valore del gesto, della sillabazione, dell’essere attori e cantanti insieme. Un ritorno alle origini del melo-drama, del recitar-cantando, che ha innescato una relazione intensa con Le Moli e Teatro Due. Insieme abbiamo dato vita a diverse opere barocche, tra cui due recenti Monteverdi, Il ritorno di Ulisse in patria ad Amburgo e, a giugno scorso, Il trionfo del tempo e del disinganno in forma scenica nella chiesa di San Giovanni Evangelista di Parma. Dove Europa Galante ha la sua residenza artistica a Teatro Due. Durante l’anno andiamo in giro per tutto il mondo, ma ritrovare la nostra casa a Parma è sempre una gioia».