PATTO SCHOLZ/MERKEL PER BATTERE UN RECORD (MA ALLA CDU NON PIACE)
L’annuncio che i sondaggi preliminari tra Spd, Verdi e Fpd si sono conclusi con successo, apre la strada a trattative formali per dar vita a una coalizione «semaforo» in Germania. Un documento di 12 pagine verrà sottoposto nel fine settimana ai gruppi dirigenti dei tre partiti, perché prendano una decisione definitiva. «Sarà il più grande progetto di modernizzazione industriale in Germania degli ultimi 100 anni», ha detto Olaf Scholz, precisando che temi cardine del futuro programma di governo saranno la povertà infantile, la penuria di case a equo canone, la stabilizzazione delle pensioni. Socialdemocratici, verdi e liberali sono anche d’accordo ad aumentare a 12 euro l’ora il salario minimo e a chiudere le centrali a carbone entro il 2030, otto anni prima di quanto finora previsto.
Ma l’annuncio rende credibile anche un’altra voce circolata con insistenza negli ultimi giorni. Ci sarebbe se non un patto, una tacita intesa tra Olaf Scholz e Angela Merkel. Vantaggiosa per entrambi, ma temuta come la peste dall’ala conservatrice della Cdu, che nel vuoto di idee e di leadership smascherato dal disastro elettorale sogna di riprendere la guida dei cristiano-democratici. In caso di successo dei negoziati, che verosimilmente dureranno fino ai primi di dicembre, l’elezione di Scholz a cancelliere verrebbe messa in calendario dopo il 16 dicembre. Perché proprio dopo quel giorno? Perché è quello in cui Angela Merkel batterebbe anche il record di Helmut Kohl, diventando la cancelliera più longeva dell’intera storia della Germania.
Quale sia il vantaggio per Merkel è evidente per sé. Più tortuoso, ma non meno fondato, è il ragionamento che spingerebbe Scholz a darle una mano a salire definitivamente sul piedistallo degli eroi tedeschi.
Si è già visto in campagna elettorale come Scholz abbia giocato la carta della continuità con Merkel, nello stile e nel carattere se non nella politica. Ora il probabile futuro cancelliere fa un salto di qualità. Trasformando Merkel in un’icona la renderebbe infatti inattaccabile, creando un enorme problema per la Cdu, in piena crisi identitaria, in cerca d’autore e alle prese con un lacerante dilemma: come porsi di fronte alla sua eredità moderata, centrista e dialogante a sinistra? Qualunque direzione prenda, il nuovo inizio della Cdu dovrà infatti fare i conti con l’età di Merkel. Ma sarebbe più difficile farli con il monumento della «cancelliera più a lungo in carica».
Di più, ogni futuro eventuale attacco conservatore a una politica migratoria ispirata alla merkeliana cultura dell’accoglienza, potrebbe essere denunciato da Scholz, una volta alla guida del governo, come un tradimento della «cancelliera dell’integrazione».