«La buona informazione è un diritto, ecco la nostra sfida»
TORINO «Dieci anni fa il tema era la sopravvivenza stessa di un’informazione verificata e di qualità. Oggi dico che stiamo trovando una traccia di futuro per il giornalismo. I giornali devono percorrere senza timore la loro strada; ci sarà sempre un pubblico per cui è importante avere un’agenda selezionata di informazioni, notizie verificate e in tempo utile». Luciano Fontana, direttore del «Corriere della Sera», parla davanti al pubblico del Salone del libro in uno degli incontri di ieri. Un confronto sul tema Come l’informazione dà forma al futuro con tre voci di primo piano del giornalismo italiano: oltre a Fontana, la vicedirettrice di «Repubblica» Stefania Aloia e il direttore de «La Stampa» Massimo Giannini. Provocati dalle domande di Annamaria Testa, pubblicitaria ed esperta di comunicazione, i direttori si sono confrontati sulle sfide dell’informazione, tra notizie false, polarizzazione della società, strapotere dei giganti di Internet.
«Nel web la fase barbara e selvaggia è alle nostre spalle. E prima o poi si arriverà anche a una regolazione e a una tassazione dei colossi», ha detto ancora il direttore del «Corriere». «Quando si è affermato il digitale, per le redazioni è stato uno tsunami, anche se ci abbiamo messo un po’ di tempo a capirlo. Oggi si può parlare di sistema di informazione nel suo complesso: la carta (che sopravviverà, con un pubblico limitato, definito) e il digitale. Occorre fare giornalismo di qualità su ogni piattaforma; al “Corriere” abbiamo fatto un grande lavoro per far convergere cartaceo e digitale. La scelta di andare a pagamento sul web è stata giusta: se si cerca la qualità, occorre pagarla: notizie verificate, opinioni che sviluppino spirito critico e in empatia con i problemi delle persone».
Sulle notizie false, Stefania Aloia sottolinea: «Il diritto alla buona informazione ci rende cittadini a pieno titolo. Per questo combattere le fake news è una priorità oggi per i giornalisti. Una lotta che però coinvolge ciascuno di noi in quanto cittadino che deve stare attento a non rilanciare notizie non certificate». Aggiunge la vicedirettrice di «Repubblica»: «La sfida dei prossimi anni è di conquistare i lettori più giovani. Va promosso un patto sociale nuovo che coinvolga le scuole e le famiglie: c’è bisogno di dare strumenti ai ragazzi per imparare a discernere l’informazione buona da quella cattiva».
Per Massimo Giannini, «come giornalisti abbiamo il compito titanico di arginare il flusso di informazioni di tutti i tipi che si trovano in rete e che rischiano di travolgere qualunque cosa. I giornali di carta resisteranno, con un ruolo diverso. Saranno quello che nel linguaggio commerciale si chiama “flagship store”, negozio ammiraglia, ovvero la nostra carta di identità, un deposito di sapere e approfondimento che ti fa riflettere».