G20, parità di genere una priorità per l’84%
Il sondaggio sulla percezione dei cittadini. A Milano via ai lavori Dieci raccomandazioni ai Grandi
Agli inizi degli anni 60, quando la rivoluzione tecnologica era ben lontana dal prendere piede, le donne furono le pioniere dell’informatica, oggi invece sono poche le giovani che studiano e lavorano nei settori Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics), un dato preoccupante perché in futuro circa il 47% dei lavori tradizionali rischia di scomparire e la maggior parte di questi posti (65%) sono attualmente occurometro pati da donne. Eppure nei Paesi del G20, 8 persone su 10 (84%, di cui 79% maschi; 89% femmine) pensano che colmare il divario tra i sessi e organizzare un piano di ripresa economica inclusiva sia una priorità assoluta. Soprattutto in India (94%), Turchia (94%), Messico (92%), Argentina (90%), Brasile (88%) e Sudafrica (94%). Percentuali che si mantengono alte anche in Europa: Italia (90%), Francia (87%), Germania (70%). Sono i dati raccolti da Ipsos per il Barometro 2021 sull’equità di genere che verranno diffusi oggi al Women’s Forum G20 che si terrà a Milano. Una due giorni piena di incontri in cui si cercherà di trovare soluzioni innovative a un problema che affligge tutti i Paesi del G20. «Dobbiamo cambiare modo di pensare — dice Chiara Corazza la rappresentante speciale per il G7 e il G20 del Women’s Forum per l’economia e la società — , oggi le ragazzine vogliono essere le eroine del cambiamento climatico ma se non hanno competenze di ingegnere o affini verranno tagliate fuori. Dietro gli algoritmi ci sono solo il 20% di donne, il resto sono ingegneri bianchi e questo limita la realtà. Non a caso il riconoscimento facciale è preciso solo per gli uomini bianchi e non funziona con le donne nere».
Prendiamo la salute. Il bamostra come in tutti i Paesi del G20 l’aspettativa di vita delle donne, che è più alta di circa 5 anni, venga sottostimata rispetto alla realtà. Gli uomini, però, hanno una salute migliore e meno possibilità di finire nelle case di riposo. «Viviamo più a lungo, dobbiamo essere un vantaggio per la società — spiega ancora Corazza —. In Madagascar ho visto ragazzine diventare cieche ad 11 anni perché a loro davano solo riso e non le proteine riservate ai maschi». Oggi le medicine vengono testate solo sul 3% di donne, ci curiamo con farmaci a misura di maschio. Per questo domani, al termine del Forum, tra le dieci raccomandazioni che verranno indirizzate ai leader del G20 c’è «la richiesta di assegnare il 10% dei budget nazionali per la salute alla ricerca relativa a specifiche malattie femminili».
Un’altra proposta forte è quella di dedicare il 3% del 15% dell’imposta globale sulle imprese, deciso dal G20 nel 2021, per investire nella parità di genere nell’istruzione Stem. «Sono solo 4,5 miliardi l’anno per dieci anni ma almeno diamo una chance a queste ragazze» aggiunge Corazza.
Si punta anche sulle imprese. Alle aziende che rispettano la parità di genere verrebbe concesso un punteggio extra negli appalti pubblici e per quelle che implementano sistemi di intelligenza artificiale inclusiva verrebbe creato un credito d’imposta specifico. Oggi, intanto, 30 Ceo di grandi aziende italiane ed internazionali, che rappresentano oltre 1000 miliardi di euro di fatturato, firmeranno il patto «Zero gender gap». Un primo passo avanti concreto. Aspettando il resto.